EUCARISTIA – MALATTIA – FRAGILITA’

di don Emanuele Benatti

Ci pensavo da tempo, sia per il servizio pastorale svolto a contatto con i malati del quartiere Magliana, a Roma, nei primi sette anni di sacerdozio, sia per la missione in Madagascar con i malati di lebbra, di tubercolosi e con altri portatori di handicap fisici o di infermità mentali, infine nell’UP “Madonna della Neve”per l’incontro con malati gravi, infermi da lunga data, con persone sole, indebolite nel corpo e nello spirito.

Ci pensavo e ci penso da prete, certo, insieme a sacerdoti amici, ai diaconi, alle Suore, ai ministri straordinari dell’Eucaristia, impegnati nelle visite a domicilio.

Oltretutto, il tema della malattia e della fragilità legato a quello dell’Eucaristia, mi coinvolge anche per la presenza nell’Istituto dei Servi e Serve della Chiesa e nella mia stessa famiglia naturale, come nella parentela, di persone fragilizzate dall’età o da malattie curabili, ma non guaribili.

L’esperienza mi ha anzitutto insegnato l’importanza del rapporto umano semplice, sobrio, da persona a persona, attento alla situazione personale, familiare, sociale, non incline ad atteggiamenti consolatori o moralistici e neppure a quella  tendenza sacramentalistica che notavo in sacerdoti che mi erano maestri di vita e di fervore apostolico, ma nella cui prassi non riuscivo ad identificarmi.

Certo, più di una volta ho verificato l’efficacia dei sacramenti dell’Eucaristia e della stessa Unzione: spesso i malati ne hanno ricevuto benessere fisico, sempre un evidente beneficio spirituale in termini di conforto, di serenità, di abbandono fiducioso nelle mani del Signore, autore della vita e amico dei viventi. Ma tutto ciò è sempre avvenuto al termine di un cammino, a volte anche breve,   rispettoso dei tempi del malato, discretamente propositivo, mai insistente o pressante.

Anche l’Eucaristia celebrata in casa o nel cortile di un malato, con la famiglia e un’assemblea più o meno nutrita di persone l’ho vista sempre come un evento di grazia per il malato, i familiari, gli ospiti stessi, che coglievano l’occasione per salutare, incoraggiare una persona debilitata cui, forse, da soli, non avrebbero avuto il coraggio di rendere visita.

La stessa celebrazione dell’Eucaristia unita all’Unzione comunitaria dei malati  in occasioni particolari, come quella della Festa di Lourdes, è diventata un appuntamento importante per me, come per molti che, diversamente, non avrebbero avuto o non avrebbero il coraggio di chiederla o di accostarvisi singolarmente.  Trovo utilissima, tutte le volte che è possibile, la presenza della comunità che prega attorno e “sul malato”, come già raccomandava san Giacomo nella sua Lettera.

E non va dimenticata la preghiera del malato, unita all’offerta delle sue sofferenze, per  la santità della Chiesa, per la diffusione del Vangelo, per la pace nel mondo, per la salvezza dell’umanità.

E’ quanto ricorda il Papa stesso nel suo Messaggio per la prossima Giornata del Malato, riferendosi alla richiesta fatta da Maria a Bernadette, fragile e malata.

Già in Madagascar e ora anche nell’attuale Unità Pastorale, la presenza alla Messa domenicale dei Ministri straordinari dell’Eucaristia con la loro disponibilità e sensibilità verso i malati, affinata tramite incontri mensili, ha fatto sì che di fatto ogni domenica, in ogni Comunità, i malati  fossero e siano ricordati nella preghiera. Al riguardo, non sarebbe male che anche la scelta dei canti liturgici, in particolare di alcuni salmi , facesse presente con una certa regolarità il tema della sofferenza e della malattia, rendendo così più profonda la  lucida, serena consapevolezza di tutti circa un aspetto quanto mai vitale dell’esistenza, spesso solo sfiorato nella predicazione come  nella catechesi.

Mi permetto di fare ora una proposta riguardante la Preghiera Eucaristica.

Sappiamo tutti quanto i malati e i sofferenti siano stati vicini al Signore Gesù e soprattutto quanto Egli stesso li abbia cercati, accolti, apprezzati, rimessi al centro della vita familiare, religiosa e sociale. E’ un po’ strano, mi sembra, che il Sacerdote in ogni preghiera eucaristica faccia il memento dei defunti (cosa giustissima!) e non dica nulla di quanti, vicini o lontani, stanno lottando con la morte stessa, soffrendo a causa di gravi malattie invalidanti o debilitanti dal punto di vista fisico, psichico, relazionale. Molti di loro resistono per anni, sostenuti dai familiari, lungo calvari penosi e drammatici, in casa o in qualche struttura.

Certe situazioni sono angoscianti, altre miracolose,  comunque misteriose, spesso ignorate o tenute nascoste. Non dovrebbe la Chiesa, proprio durante la celebrazione del mistero pasquale, per bocca di chi la presiede, invocare grazia, conforto, salute, salvezza per chi è piagato nel corpo e provato nello spirito, e per quanti vi si dedicano con abnegazione e coraggio?!

La Liturgia prevede in alcune circostanze, dopo la consacrazione, una particolare  intercessione per gli sposi, per chi fa la prima comunione, per i cresimati.

Mi domando se il ricordo dei malati, nel cuore di ogni messa, non sarebbe pedagogicamente e spiritualmente molto utile : risveglierebbe le coscienze dei sani e gioverebbe alla salvezza degli infermi. Tanto più che il problema della malattia e della fragilità, a dispetto della sua anestetica emarginazione sociale, è sempre più centrale nei sacrifici, nelle preoccupazioni e nelle relazioni all’interno delle famiglie.

Sabato 24 gennaio scorso, nel salone delle Figlie di Gesù, il Vescovo Massimo ha parlato del profondo legame esistente tra Eucaristia, malattia e fragilità, come strada al bene. Proprio in quest’ottica e prospettiva non si potrebbe inserire in ogni Preghiera Eucaristica, prima del “memento” dei defunti, il ricordo dei malati, con parole simili a queste?

“Ti raccomandiamo, Signore, i nostri fratelli e sorelle malati, infermi, sofferenti nel corpo e provati nello spirito, in particolare…(eventuali nomi di persone della comunità). Il tuo Spirito doni loro sollievo, serenità e salvezza, attraverso  il cuore e le mani di persone amiche, attente alla loro sofferenza e rispettose della loro dignità”…

E’ solo una piccola proposta da inserire nel contesto più vasto della Pastorale comunitaria. Vogliamo pensarci e parlarne ?! La festa della Madonna apparsa a Lourdes e la XXV Giornata mondiale del malato potrebbe essere  una buona occasione…

 

don Emanuele Benatti

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