Istituto Secolare
SERVI DELLA CHIESA
Reggio Emilia
30 luglio 2004
S. Pietro Crisologo, vescovo e dottore
Eccellenza Reverendissima,
Le scrivo a nome del Consiglio dell’Istituto e di tutti i Servi e le Serve della Chiesa.
Si sta avvicinando il 2005, anno in cui celebreremo il centenario della nascita di Don Dino Torreggiani, fondatore della famiglia dei Servi, nato l’8 settembre 1905.
Di lui così parlò il compianto Vescovo Mons. Gilberto Baroni, il 6 giugno 1988, in occasione della visita del Santo Padre Giovanni Paolo II a Reggio: “Sacerdote innamorato di Gesù e dei poveri, armonioso e sereno, ricco sempre di fantasie di Carità, di quella Carità genuina di cui lo Spirito Santo ha arricchito la nostra Chiesa negli ultimi decenni”; e nel decimo anniversario della morte di Don Dino, così ne introdusse la commemorazione: “Ricordare Don Dino Torreggiani a dieci anni dalla morte è per la Chiesa Reggiana un dovere! Lo è anzitutto nei confronti del Signore che ci ha donato questo Santo Prete; e lo è nei confronti di Don Dino stesso, per il debito che la nostra Chiesa ha verso di lui.”
Ci sembra perciò doveroso e giusto coinvolgere in occasione del centenario tutta la comunità diocesana, anzi ricordare la sua figura all’intera Chiesa italiana, dato il vasto raggio d’azione e di influenza di Don Dino e di alcune sue opere: in particolare, oltre alla diffusione dell’ideale della consacrazione secolare e del servizio, la pastorale in favore dei nomadi (OASNI divenuta poi MIGRANTES), dei carcerati e delle categorie abbandonate, la Comunità del Diaconato in Italia, l’apertura missionaria e la santificazione del clero diocesano attraverso la consacrazione nelle mani del Vescovo.
Don Dino, precursore del vento conciliare e sempre sorretto dalla benedizione del Vescovo di Reggio Emilia, ha portato anche fuori dall’Italia il suo amore per la Chiesa “tutta povera, serva e missionaria” e la sua passione per la diffusione del Regno di Dio soprattutto tra le persone, le categorie, le popolazioni meno favorite.
Negli anni 60 Don Dino ha aperto tre case in Spagna (oratori e collegi) per la formazione umana e religiosa di centinaia di giovani, di cui alcuni sono diventati sacerdoti, altri laici consacrati e missionari. È in Spagna che Don Dino ha finito i suoi giorni terreni manifestando, alcune settimane prima della morte, il desiderio di offrire la sua vita in terra spagnola come seme e ponte per la missione verso l’America latina. Siamo convinti che quel seme stia fermentando proprio in questi tempi in Brasile e in Cile.
Verso la fine degli anni 60, e poi successivamente negli anni 70–80, Don Dino inviò altri fratelli dell’Istituto come membri dell’équipe diocesana in Madagascar: il seme gettato in quella terra è divenuto un arbusto e poi un albero con frutti ormai più che promettenti, anche dal punto di vista vocazionale, sia sacerdotale che laicale.
Eppure Don Dino, pur avendo consacrato tantissime energie alla nascita e alla crescita dell’Istituto, non si è mai limitato ad esso, né l’Istituto, per parte sua, lo ha mai considerato sua proprietà, ma patrimonio della Chiesa.
E non sono pochi i sacerdoti, i laici, anche i Vescovi che da tempo ci raccomandano di non lasciare perire la memoria di colui che per tutti fu un sacerdote esemplare, per alcuni un maestro e un profeta, per altri ancora un padre, per molti un santo.
Onestamente l’Istituto, memore anche di alcune parole infuocate dello stesso Don Dino contro quello che lui chiamava il “mito del fondatore”, si è finora mosso con molta discrezione dando un certo rilievo solo al 10° anniversario della sua morte, avvenuta il 27 settembre 1983, in Spagna.
Ma già il Documento finale dell’Assemblea Capitolare dei Servi (Famiglia in Cammino, 1996), affrontando il tema della ricerca e della delimitazione delle “Fonti”, in ottemperanza alla Lettera Apostolica “Vita Consacrata” (n° 36), così si esprimeva: “Il Capitolo riconosce Don Dino come unico Fondatore e Padre dell’Istituto… Lo studio delle origini dell’Istituto non potrà limitarsi ad una conoscenza storica, dovrà portarci a conoscere Don Dino non solo secondo la carne, ma anche secondo lo spirito (2 Cor 5, 16), in modo che sia valido per la formazione dei membri, la spiritualità della famiglia e non vada disperso in visioni parziali un patrimonio che è comune a tutti” (Famiglia in Cammino 1, 2–3).
Un’apposita “Commissione delle Fonti” veniva così creata per la raccolta di materiale e lo studio della figura di Don Dino, delle sue fonti ispiratrici, delle sue idee, dei suoi scritti, della sua consapevolezza di paternità spirituale, del rapporto con i primi compagni (il Capitolo indicava Enzo Bigi e Don Alberto Altana) e delle ratifiche da parte della Chiesa (le Costituzioni approvate).
Successivamente, nel marzo del 1998, il Consiglio dell’Istituto, riunito a Roma per celebrare insieme a tutti i Servi il 50° di fondazione, decise all’unanimità di coinvolgere l’intera famiglia nella preparazione di quanto necessario per l’introduzione della causa di beatificazione di Don Dino.
Un certo lavoro, non piccolo, è iniziato dunque, lentamente, con discrezione, da qualche tempo.
Lo storico Prof. Sandro Spreafico sta lavorando ad una importante biografia di Don Dino.
In vari ambienti ecclesiali, nazionali ed internazionali (Vescovi, sacerdoti, diaconi), e in altrettanti ambienti di pastorale specifica (carceri, carovane, circhi, luna park), la memoria di Don Dino (insieme ai figli dell’Istituto che condividono con lui la gloria del cielo: Gino Colombo, Don Giuseppe Barbieri, Enzo Bigi, Don Giovanni Reverberi, Don Alfonso Ugolini, Don Alberto Altana) resta più viva che mai.
Per il bene della Chiesa, per il bene dell’Istituto, per il bene della società, avvicinandosi il centenario della nascita di Don Dino Torreggiani,
CHIEDIAMO
a Vostra Eccellenza Reverendissima
- L’introduzione dell’iter diocesano per la causa di canonizzazione;
- Il nulla-osta della Conferenza Episcopale dell’Emilia–Romagna;
- Il nulla-osta alla Santa Sede;
- Il riconoscimento del “Comitato Attore” composto dai nominativi elencati nell’allegato;
- L’apertura ufficiale infine della Causa col giuramento pubblico degli “officiali” nominati.
Certo della Sua benevola attenzione, assicurandoLe la preghiera di tutti, rimango a disposizione per quanto possa essere necessario e richiesto.
Cum Christo et in Ecclesia.
Don Emanuele Benatti
(responsabile generale)