Don Alberto Altana – la storia

BREVE PROFILO BIOGRAFICO

Alberto Altana nasce a Reggio Emilia il 28 agosto 1921 da una famiglia della borghesia reggiana dell’ambito delle professioni medico-sanitarie: il padre istituì in primo laboratorio privato di analisi chimico-cliniche; il fratello di Alberto è stato uno dei più noti cardiologi della città.
Per Alberto il padre sognava la professione forense, e per questo l’aveva indirizzato prima al ginnasio-liceo poi agli studi di giurisprudenza a Bologna (prima laurea) e al conseguimento di una seconda laurea in filosofia alla Cattolica di Milano. Ma rimase profondamente deluso quando, negli anno ’40, Alberto manifestò il fermo proposito di diventare prete e per di più nei “Servi della Chiesa”, Istituto Secolare che fa della condivisione di vita con i poveri il cardine della propria spiritualità. Fu ordinato nel 1949, dopo aver conseguito anche la laurea in teologia presso l’Università Gregoriana di Roma.
Il ministero presbiterale si ispirò sempre ai criteri suggeriti dal beato Antonio Chévrier: “il prete povero come Cristo nel presepio, il prete crocifisso come Cristo sul calvario, il prete mangiato, cioè donato, come Cristo nell’Eucaristia”. Con questo spirito iniziava la sua esperienza di parroco in luoghi in cui nessuno voleva andare perchè privi di tutto (anche di chiesa e di canonica) e ritenuti pericolosi per l’ostilità della popolazione, fu così parroco, in Reggio Emilia: a San Giuseppe al Migliolungo (’51-’58), a San Giovanni Bosco al Tondo (’58-’63), dove gli morì, a 27 anni, il curato servo della Chiesa, don Urbano Bellini, che trascurò la sua salute per la salvezza delle anime. Dal ’63 al ’68 è parroco a Roma, nel quartiere popolare della Magliana, dove fonda la parrocchia di San Gregorio Magno. Dal 1968, rientrato a Reggio Emilia, viene incaricato da don Dino Torreggiani, fondatore e superiore dei Servi della Chiesa, di occuparsi del diaconato permanente, sia per l’approfondimento teologico che per la promozione a tutti i livelli.
Egli legò strettamente la prospettiva conciliare di una chiesa-comunione, povera e missionaria, al ripristino del diaconato permanente, che considerò “espressione e fattore del rinnovamento della Chiesa”. Il suo intervento interessò direttamente la CEI, le Chiese locali e le singole persone, mediante contatti personali, seminari, esercizi spirituali, convegni, e soprattutto la rivista, da lui fondata, “Il diaconato in Italia”.
Negli ultimi anni fu costretto in carrozzina e privato della parola. Si avverava per lui quella aspirazione di immolazione totale e di annientamento, inscritta nella vocazione del cristiano, ad imitazione di Gesù che “annientò sé stesso”, come dice Paolo nella lettera ai Filippesi.
Il Signore gli ha aperto la porta del cielo a mezzogiorno del 22 dicembre 1999.
(Vittorio Cenini)

Per presentare i  tratti  salienti  della  figura  di  don  Alberto, riportiamo alcuni  degli  interventi della giornata  di  studio ‘… per  la  salvezza di ogni  persona’ (Reggio Emilia, 16 gennaio 2010) che ne  ha  ripercorso la  vita e  la  spiritualià a  10 anni dalla  morte.

Paolo Trionfini, Gli anni della formazione

Enrico Galavotti, Parroco in periferia

Ambrogio Morani, Servo tra i Servi

Vittorio Cenini, Il Diaconato

S.Panizzi-Le-passioni-di-don-Alberto

D.Simonazzzi-La-Spiritualità