Nato il 7.10.1898 a s. Terenziano di Cavriago (RE). Consacrato sacerdote il 30.8.1925.
Dopo un periodo come prefetto nel Seminario di Marola, è designato nel 1928 a Vicario cooperatore a Villa Minozzo (RE) per breve tempo e, nello stesso anno, il 14.6.1928, è nominato parroco di Romanoro di Frassinoro (MO).
Il 4.10.1935 è trasferito a parroco a san Giovanni Querciola di Viano (RE), ove è rimasto fino alla morte.
Nel 1967 viene sollevato dalla cura pastorale della Parrocchia e si ritira nella locale “Casa della Carità”, da lui stesso voluta e costruita.
Nell’Istituto è stato guida spirituale per tanti e ha fatto parte del Consiglio dal 1956, rin¬novato nell’incarico nel 1962, fino al 1968.
Il Signore lo ha chiamato a sé il 12.9.1972.
È sepolto nella Chiesa parrocchiale di san Giovanni Querciola di Viano (RE).
“Sono sempre stato povero, voglio morire povero. Da povero saranno i miei funerali. Domando preghiere a tutti i miei figlioli spirituali; vero favore se nelle famiglie si reciterà, alla mia morte, il s. Rosario; veramente grato poi a tutti coloro che faranno la s. Comunione per suffragare la mia povera anima” (dal testamento).
Lo spirito di penitenza era diventato la sua natura; lo aveva trasformato in olocau-
sto vivente, tanto più felice della propria unione con Cristo Crocifisso, quanto più gli si offriva la opportunità di attestargli l’amore con nuove immolazioni
Si considerava così indegno, che si commoveva davanti ai tratti di bontà che gli si usavano e di cui si riteneva immeritevole; anzi, credeva che tutti avessero il diritto di offenderlo
Don Giovanni aveva ricevuto in grado eminente il dono della orazione. La sua ani-ma, si può dire, era più unita a Dio che al suo corpo. Aveva anche ricevuto il dono di una tenerissima devozione alla Madonna: questa devozione era stata lo splendore del suo sacerdozio. E la Madonna lo ha acceso di amore all’Eucaristia, davanti alla quale si è consumato come lampada sempre ardente; lo ha infuocato di zelo per le anime; per le quali si è donato fino a non reggersi più. La Madonna è stata la sua salvezza
Quale privilegio per la nostra Diocesi avere maturato nel suo presbiterio una figura di sacerdote così singolare nella preghiera e nella penitenza, nella povertà, nella castità e nell’obbedienza.
Don Giovanni Reverberi nel suo sacerdozio ha puntato al massimo della santità – la perfezione del Padre – senza guardare a spese e a rinunce. Si è impegnato alla crocifissione effettiva della carne con le concupiscenze e i vizi. Ha guardato al modello e alla fonte, Gesù Crocifisso, e ha vissuto non come chi batte l’aria, ma ha tormentato il suo corpo e lo ha messo in schiavitù. Ha praticato in maniera la più intensa ed impegnativa, i consigli evangelici, volendo per questo essere membro dell’Istituto Servi della Chiesa con una fedeltà alle regole e ai voti totale ed edificante.
Don Giovanni è dono dello Spirito Santo al nostro presbiterio per essere – per la mediocrità tiepida di ciascuno di noi sacerdoti, – richiamo ad una vera santità sacerdotale.
Don Giovanni alla sapienza del mondo oppone la stoltezza della Croce con la sua personale crocifissione; alla felicità del mondo oppone la felicità evangelica della fame e della sete della giustizia e della purezza del cuore: la felicità delle beatitudini e dei consigli evangelici, alla sequela di Gesù, vergine, obbediente e povero eleviamo preghiere di suffragio e di invocazione perché il suo esempio sia scossa salutare a ciascuno per l’impegno ad autentica santità. (Mons. Gilberto Baroni, Vescovo di Reggio Emilia – Omelia funebre in occasione della sepoltura di don Giovanni Reverberi).
La parola del Fondatore
3 vol. “La santa morte di don Giovanni Reverberi” pag. 10 (tutto)
“Presentando la “memoria” di d. G. Reverberi” pag. 18 (tutto) “Don Giovanni Reverberi” pag. 22 – 25 (tutto)
Bibliografia: “LA “SFIDA” DI DON GIOVANNI REVERBERI” – Wilson Pignagnoli – Ed. “Amici del Chiostro” Reggio Emilia – 1983