GINO COLOMBO: Marola 31 luglio 2015
Citazioni ricordate dal dott. Marzio Ardovini nella riflessione sulla figura di Gino Colombo a 75 anni dalla morte
1 “Il Signore, nella Sua Bontà, ha voluto far sorgere il nostro piccolo Istituto sulla virtù eroica e sulla immolazione di questo angelico giovane, alla cui imitazione siamo più direttamente chiamati” (circolare mensile: maggio 1956).
2 “Arrivato a Reggio, in quarta elementare frequentò una scuola di campagna che tanto Io disorientò. Così pure dovette ripetere la quinta elementare. La sua timidezza indispettiva tanto il maestro di quinta che non lo poteva soffrire per i frequenti pianti dirotti. Ammesso alle scuole medie, stentò non poco a mettersi a studiare sul serio”.
3 “Timido e silenzioso … mai nulla fece per mettere in evidenza la sua persona e la sua opera …. Per questo le sue elette virtù rimasero a molti pressoché inavvertite, fino a che non ebbero occasione di manifestarsi con le lettere agli amici durante la malattia … Mai egli attribuì a sé stesso merito alcuno, tutto riferendo al Signore ed alla sua grazia, senza quelle le nostre parole sono nulla … “.
4 “Giungeva verso sera all’oratorio. Lo vedo ancora entrare dal portone, fermarsi un attimo ad aspettare il nostro saluto e poi subito scomparire.
Quando io qualche volta mi ricordavo di recarmi a visitare Gesù, vedevo nella penombra la sua figura inginocchiata nel coretto”.
5 “Ogni sera … gli andavo ad augurare la buona notte e lo trovavo in ginocchio, ai piedi del suo lettino che pregava con grande fervore. Aveva tra le mani un libro di meditazione e il suo piccolo crocefisso che l’ha accompagnato sino nella tomba. Mai si è vergognato di farsi trovare in quella posizione; mi guardava e sorridendo riprendeva la preghiera. Dico la verità: rimanevo perplessa io pure di fronte a quest’anima che non riuscivo a capire. Mi trovavo dinanzi ad una cosa sovrannaturale che mi faceva pensare a lungo. Mi sentivo tanto inferiore a questo fratello che alle volte vedevo tanto lontano da me. Arrossivo alle sue giuste osservazioni, perché mi vedevo tanto lontana dalla via che egli percorreva. Tante volte mi sono chiesta come poteva essere così diverso dagli altri, sentendomi io incapace di fare ciò che faceva lui. Erano piccole cose, ma fatte con tanta grazia che acquistavano un valore altissimo. Spesse volte pensavo che fosse sostenuto da una forza superiore. Quello che un tempo non era che un’ipotesi, è ora certezza assoluta: Dio era sempre presente in quell’anima, le donava grazie speciali, gli era prediletta”.
6 “Ho perduto un alunno esemplare, tra i miei migliori, ma so che ha fatto ritorno al suo Regno un’anima eletta che Dio ha voluto preservare dal male del mondo” .
7 “Il secondo anno che era in Associazione fu nominato cassiere e da allora amministrò la cassa silenziosamente, col suo modo di agire: non usò mai parole o modi seccanti, ma sempre col suo sorriso riusciva ad ottenere da tutti le quote e il pagamento della tessera”.
8 “Erano diventati un poco anche i miei anici, i miei secondi fratelli, specialmente – quello alto che non finiva più, ma così ragazzo ancora … bravo ragazzo e buono che non ti dico – come mi diceva Gino, mentre nel pensiero un’altra figura si avvicinava alla priora facendogli aprire le labbra ad un dolce sorriso: -più piccolo, coi capelli ondulati, sguardo leale, bravo parlatore, di una intelligenza pronta, vivace: è l’anima della nostra Associazione … A questi amici sono dirette le molte lettere scritte dal suo letto di dolore. Purificato dalla sofferenza, era diventato senza volerlo, il confidente di tutti gli amici, l’Apostolo sospiroso soltanto del loro bene”.
9 “E’ strano … non mi sarei creduto capace di fare il maestro e invece me la cavo abbastanza bene. Come sonocarini quei bambini; mi guardano con soggezione quasi avessi un’aria autoritaria. Sono così vivaci che non ne hai un’idea, eppure riesco a tenerli quieti; non so nemmeno io come faccio. E la sua voce si perdeva in un lungo pensiero … a che pensava? Capiva forse egli stesso che Dio gli era
vicino e agiva per mezzo di lui su quelle anime innocenti?”.
10 “La missione di insegnare il catechismo ai fanciulli l’aveva affascinato: la sua anima pura spaziava in visioni sublimi di dedizione generosa, mai sazia di prodigarsi”.
11 “Come tutte le anime pure, sentiva un’attrazione particolare per la innocenza dei bimbi. 1 suoi amici preferiti erano i fanciulli -dice la sua mamma- A casa, come in campagna presso la nonna, era
sempre attorniato di bambini che sapeva fare divertire con tanta ingegnosità e grazia”.
12 “Quando andavo con lui a visitare i nostri poveri, mi sembrava che egli portasse in quella povera casa la luce perché tutte le più belle frasi erano per quei poverelli. Quanta finezza nel porgere la piccola elemosina … Vari di essi conoscevano i suoi abituali percorsi ed erano tanto felici di ricevere, col piccolo aiuto, il suo largo, sereno sorriso”
13 “Vedendolo così pio, così buono, a volte io pensavo che avesse la vocazione al sacerdozio. Lo interrogai una sera in proposito. -Non mi pare- mi disse sinceramente- tu non puoi immaginare quanto bene si possa fare così. Mi piace questa vita, potermi prodigare a tutti, senza fuggirla. Pensa che
un laico, alle volte, avvicina con più facilità un altro laico. E poi sai? Mi piacciono tanto i bambini. Se un giorno mi sposerò ne voglio tanti … tutti in scala e vedrai come me li educherò bene!”
14 “Ho nel cuore un peso enorme, sento che voi, a volte, mi giudicate un figliuolo ingrato perché spesso mi allontano da voi; vedo che il babbo non è contento che io vada a Santa Teresa, forse perché egli pensa che sia la Chiesa ad allontanarmi da voi. Ma questo non è vero, Elena: frequentando la chiesa ho imparato meglio ad amarvi. Ma alle volte sento un gelo che non mi so spiegare e che »tifa tanto male e allora ecco che provo il desiderio di correre là dove una seconda famiglia mi aspetta. Il babbo uni vorrebbe diverso, forse più attaccato alla vita, più emancipato; questo mi fa soffrire tanto Elena, che non puoi immaginare. Egli teme che la mia Associazione guasti la sincerità del mio carattere, ci cambi … Ci cambierà sì, ne sono sicuro e presto spero, ma in meglio. Sono il primo io ad aver ripugnanza per quelli che mostrano un doppio carattere; no no mio Dio, la mia fede è salda; nulla devo temere, potrà sempre andare fiero del suo figliolo”.
15 “L’avevo visto partire per un corso di Esercizi Spirituali. Mai in occhi umani avevo visto brillare tanta felicità. Una gita pronosticata, un desiderio ardente appagato non gli avrebbe dato più gioia. Dopo tre giorni, eterni per noi che mai lo avevamo avuto lontano da casa, tornava e nel suo sguardo splendeva ancora quella luce intensa, anzi più luminosa di prima. Non poteva essere una gioia terrena che faceva così espressivi quegli occhi. In quelle giornate Dio doveva avergli concesso grazie speciali, forse gli aveva fatto intravedere la vera felicità, per averlo tanto trasformato. Lui parlava di quegli esercizi con vero entusiasmo, uni narrava tanti consigli ricevuti, tanti fatti accaduti in quei giorni e sempre una gioia nuova ravvivava il suo volto. Riusciva un mistero per me quell’anima, sebbene fosse tanto semplice. Possibile che un ragazzo potesse parlare così e che quel ragazzo fosse mio fratello?”
16 “La cosa più bella che ho imparato in questi Santi Esercizi è di considerare il mio lettino come letto di morte, coricarmi alla sera come se al mattino non dovessi più destarmi. Dovresti provare anche tu, io l’ho provato e ne ho sentito una pace grandissima. Una sera ho pregato a lungo, poi mi sono fatto un bel segno di croce, mi sono disteso sul letto con le mani incrociate, facendo conto di essere in una bara. Ho riflettuto a lungo finché il sonno mi ha chiuso tranquillamente gli occhi. Solo pensando alla morte, non si ha paura della morte”.
17 “Si era preparato alla consacrazione durante la Novena del S. Natale con tanta diligenza e fervore. Nella Notte Santa del 1939, durante laconsacrazione della Santa Messa di Mezzanotte, aveva donato tutto se stesso a Gesù e ricordo nel momento nel quale stavo per dargli la S. Comunione il suo sguardo radioso: sembrava trasumanato. In famiglia dovettero accorgersi del grande fervore della stia anima in quel giorno benedetto”.
18 “Ed ecco la notizia della sua malattia piombare nella nostra casa, metterci in una grande costernazione … solo lui manteneva la sua tranquillità, non concependo quasi perché dovessimo tormentarci per lui. -Presto guarirò, mamma, e allora ai mali non ci si penserà più-. Rivivo quei giorni con la stessa angoscia; lo rivedo pallido, senza forze nella poltrona, col suo sorriso dolce che pareva chiederci perdono del dolore che ci cagionava. Mai una parola di sconforto, mai un lamento, mai una ribellione, ma una dolce rassegnazione alla volontà divina”.
19 “Lo vedo ancora -dice un amico- nello studio del nostro Assistente, sereno e sorridente in piedi contro lo scaffaletto. Ricordo di avergli stretto la mano e di aver tenuta la sua bianca mano affusolata un po’ di tempo nelle mie. Io che non lo sapevo, capii appena mi disse che andava ad Arco di Trento, di che malattia si trattasse. Restammo così commossi tutti e due, lui con i suoi begli occhi accesi dalla febbre, io con la testa un po’ inchinata.
Forse le frasi che ci siamo scambiate erano un po’ banali, ma i nostri sentimenti ce li siamo espressi ugualmente”.
20 “S’ammalò, me lo disse lui stesso con quella semplicità con cui diceva le piccole cose. Lo accompagnai a casa quella sera, con un dolore infinito nel cuore: non sapevo rassegnarmi di vederlo allontanarsi da me. Avevamo tanto parlato delle nostre biciclette e di gite che dovevamo fare durante le vacanze … “.
21 «Non so se voi lo sapete, ma io mi trovo in sanatorio, poiché ho un polmone ammalato. Non mi sono però spaventato del male; sono entrato con serenità e così spero di essere sempre sereno. Mi sento forte di sopportare la mia malattia, che renderà un po’ lungo il mio soggiorno qui. Prego, prego molto, poiché nella preghiera trovo tanta consolazione. Tuttavia qualche volta mi sento triste: non so da che cosa possa derivare la mia tristezza: forse perché sono lontano dalla famiglia, dai compagni, dai fanciulli». (a d. D., 25 maggio 1940).
22 “Un luminoso giorno di maggio arrivava nella nostra casa di dolore un giovane distinto, gentile, intelligente, pio. Ci comprendemmo subito —scrive un amico- e, fummo amici, come se ci conoscessimo da tempo. Poi l’amicizia si consolidò nella reciproca conoscenza approfondita dai fatti e dalle parole che vertevano sempre fra noi sulla vita passata, su ogni avvenire. Lo trovammo troppo ottimista il buon Gino! Qualcuno, forse involontariamente, tentò di renderlo maggiormente edotto del nostro triste destino, per molti senza speranza. La sua risposta pronta, decisa (lo ricordo ora come allora) ci colpì: -Se la scienza può poco, non può fare tutto il Signore?-. Sbocciava tra noi un’anima privilegiata, grande anima, santa anima, anima rara, tanto rara nelle fila della gioventù che cammina la nostra via dolorosa”.
23 “Al suo posto, chiunque avrebbe gettato un grido di protesta, si sarebbe scagliato contro l’umana sventura che si accanisce sempre contro i più tribolati. Lui, non un grido, non un lamento. Quasi insensibile si pose a letto, calmo, sereno, di una calma impressionante. Furono venti e più giorni di letto continuo, con temperatura altissima e con dolori non indifferenti … Non permise che il dottore avvisasse la famiglia che soltanto dopo tre mesi seppe della pleurite fortissima che pregiudicò l’efficacia di ogni cura”.
24 “Non mi sento più sereno come prima — qualche volta sono malinconico e non riesco nemmeno a pregare molto. Domenica e questa mattina ho fatta la S. Comunione”.
25 “Sono contento di trovarmi qui a soffrire e pregare. Non ho mai amato Gesù come ora. Da quando vi ho scritto non mi sono più sentito melanconico. Sono sempre sereno e contento di soffrire…” (31 maggio 1940).
26 “E ritornò nuovamente fra noi in vita comune, calmo, sereno. A tavola, come in parco, come ovunque si mostrava subito a chiunque lo osservasse giovane unico più che raro. Possedeva un cultura superiore alla nostra, pure non disdegnava parlare e passeggiare con i più umili della casa. Per tutti aveva un parola buona, un sorriso, uno di quei sorrisi che non ricordo avere mai visto sul volto di una persona che soffre … La giornata di Luigi … era tutta orientata a Dio con semplicità, con festività di rassegnazione. Com’era edificante l’inizio della sua giornata! Appena sveglio, si raccoglieva in silenzio dopo un cortese e affabile buon giorno ai camerati, certo pregava. Pregava perché scendesse su tutti la bella rassegnazione, la bella calma lo animava. Molto spesso, quando gli era possibile, si recava in cappella a meditare e pregare”.
27 «Sto leggendo dei bellissimi libri, dove si vede quanto vale la sofferenza di un’anima abbandonata al Signore, e con questo desidero lo stesso qualche volta la guarigione, la salute. Ma non voglio desiderare niente, perché è Lui che sa qual è la nostra via che dobbiamo percorrere per raggiungere la perfezione: e vuoi che io mi opponga a divenire santo? No! e per questo ti prego di rivolgere le tue suppliche al Signore perché mi aiuti a fare la sua, la sua sola volontà» (a G.B., 30 settembre 1940).
28 «Fra poche ore voi potrete tornare alle vostre scuole e io con grande rammarico dovrò essere assente, ma sono sempre sereno dinanzi alla volontà di Dio».
29 «Certo piacerebbe anche a me finire presto gli studi, ma devo fare il sacrificio di perdere un anno e rimanere un po’ indietro. Ma io sono contento lo stesso perché è questa la volontà del Signore».
30 «Sento che tu, quest’anno te ne potrai andare all’università e invece io… devo rimanere ancora qui… Prevedo oramai che dovrò perdere un anno. È doloroso, sai, abbandonare i compagni con i quali ho passato gli anni più belli. Ero così contento di avere anche nella scuola i miei compagni di Associazione, in modo che potevamo sostenerci l’un l’altro! Ma sia fatta la volontà di Dio e sono contento di quanto fa lui» (a O. P., 25 settembre 1940).
31 “Io sono sicuro che non si diventa santi senza soffrire; leggendo le “Vite dei Santi” vedo che le mie sofferenze non valgono proprio nulla, e mi auguro di soffrire sempre meglio con quella serenità e con quella fortezza che mi ha donato il Signore dopo che sono nell’Azione Cattolica” (a O.P., 8 novembre 1940).
32 “Io sono lontano da voi, ma per voi prego e pregherò sempre: vi ricordo ad uno ad uno e per ognuno ho una preghiera particolare. Speriamo che il Signore abbia ad ascoltare le mie povere preci. E mentre io pregherò, voi dovete lavorare, fare, chiamare a voi nuove anime, fortificare voi stessi” (23 settembre 1940).
33 «Non è senza un po’ di nostalgia che io parlo ai miei compagni lontani… Però se sono lontani materialmente, è certo che io li ho tutti vicino al mio spirito. La loro figura si presenta a me, come li ho lasciati, e ogni giorno sfilano dinanzi a me nelle mie preghiere e per ognuno ho una preghiera particolare. Oh, se sapeste, compagni, come vi sono vicino in questi giorni, in cui sento il più grande entusiasmo per l’A.C. Ed ora che questa ha bisogno di essere forte più che mai, voi dovete fortificarvi, giacché non vi manca nulla e la grazia di Dio è su di voi abbondante. Pregate, che nella preghiera troverete la più grande forza e state uniti alla vostra associazione! Un grande dolore per me è che non diventate più numerosi… Orbene perché deve succedere così? dov’è allora la nostra opera di apostolato e la nostra alta missione, cioè quella che il Santo Padre ha detto in questi giorni -Cooperare alla salvezza delle anime e continuare attraverso il tempo e lo spazio l’opera redentrice di Gesù Cristo?- Cari compagni, dobbiamo essere all’altezza del momento e dobbiamo pregare per noi, per quelli che si allontanano dall’Azione Cattolica e per quelli che ancora non la conoscono e ne sono lontani. Una notizia veramente consolante è che molti di voi aumentano la loro vita di pietà e si fortificano ricevendo quotidianamente il Pane divino. Stiamo uniti a Gesù e operiamo in Lui e poi vedrete che la nostra associazione sarà presto santa! Non credo con questo di avervi fatto una predicuccia, ma è soltanto il mio cuore che si incontra con voi che mi volete bene e a cui io voglio tanto bene. Ricordatemi anche nelle preghiere collettive. Vostro in Gesù e Maria: Luigi Colombo» (ai soci dell’Associazione di A.C., 23 settembre 1940).
34 «Dunque, rallegrati che il Signore t’aiuta. M’è dispiaciuto sentirti dire che invano cerchi di essere migliore e che ti sembra che le preghiere tue non siano ascoltate. Ti pare che il Signore possa
rigettare le suppliche che Gli vengono rivolte, anche se sono miserevoli? Non sai tu che noi tutti siamo in grado di divenire santi? Gesù ci vuole santi e ci dà tutte le grazie per poter essere tali, basta che noi lo vogliano» (5 ottobre 1940).
35 “Dunque risolleva il tuo spirito e ricorri alla Vergine benedetta: ella non ti potrà negare nessuna grazia: pregala, pregala sempre per le anime che devi guidare, per i tuoi compagni, per i buoni, per i cattivi e per tutti i peccatori” (a I. G., 5 ottobre 1940).
36 “Dopo la vostra ultima lettera, il mio spirito si è risollevato. Ha fatto una bella Comunione, ho voluto dimenticare tutto e mi sono abbandonato al mio Gesù. Ed ora sento un grande desiderio di essere santo; sto sempre unito a Lui e prego la Mamma celeste. Non sono mai stanco di pregare e sento un amore infinito per i nostri fanciulli e per i giovani. Anche le lettere di I. e di P. mi fanno tanto bene e mi danno modo di pregare ancor di più. Oh, se il Signore ascoltasse le mie povere preghiere! Vorrei essere sempre così”. (24 settembre 1940).
37 “Sento un prepotente bisogno di riparare a tanto male. So che posseggo un grande tesoro a questo scopo: la sofferenza. Ma bisogna sapere soffrire e ho paura di non esserne capace, perché tante volte mi avvilisco, mi prende la malinconia, la nostalgia di essere con voi in Associazione, a scuola … Vedi? Non devo essere così per il mio maggior bene e forse per quello di alcuni altri. Sto leggendo dei bellissimi libri, nei quali si vede quanto vale la sofferenza di un’anima abbandonata al Signore, e con questo, desidero lo stesso, qualche volta, la guarigione, la salute. Ma non voglio desiderare niente perché è Lui che sa qual è la nostra via che dobbiamo percorrere per raggiungere la perfezione; e vuoi che io mi opponga a diventare santo? No! E per questo ti prego di rivolgere la tua supplica al Signore perché mi aiuti a fare la sua, la sua sola volontà”.
38 “In tutto il tempo che io sono lontano da voi, anche durante il tempo trascorso a letto, non mi sono mai dimenticato di voi e sempre, sempre ho pregato per voi e per voi ho offerto le mie sofferenze. La nostra cara Mamma celeste non mi ha mai abbandonato; in ogni istante mi vedo ricco di grazie che il Signore mi concede nel mio dolore” (a O. P., 30 luglio 1940).
39 “Cosa posso io fare se non alzare Io sguardo al cielo e volgere la mia preghiera a Dio? Egli ti ama infinitamente e il dolore col quale ti affligge è un dono prezioso della sua bontà che vuole farti più santo, più utile al mondo. Ed ecco che quando riceverò il Signore oggi, chiederò a Lui che abbia a proteggerti da ogni cosa iniqua di questa terra, che ti sia sempre vicino in questo giorno, in questo tuo nuovo anno di vita e sempre in avvenire. E tu, in questo giorno, potrai con occhio limpido, offrire per la causa di Cristo il tuo nuovo anno. Che il tuo quotidiano sacrificio purifichi ed elevi la tua vita, e la faccia un’ostia viva, pura, gradita alla sua maggior gloria” (a un amico ammalato, nel giorno del compleanno — 22 settembre 1940).
40 “Ebbi modo di conoscere meglio i suoi sentimenti profondissimi. Decise di condurre una vita ancor più raccolta; per questo offri a Gesù il fioretto di non frequentare più il cinematografo e che nella casa di cura ha luogo il Lunedì e Giovedì. Alla sera, ci ritiravamo nella pace della nostra cameretta, conversavano come due fanciulli ingenui. E là, nella solitudine, leggevamo brani di meditazione e recitavamo insieme il S. Rosario. Quanto Luigi amava il S. Rosario!”.
41 “La mia opera di apostolato qui è un po’ scarsa, ma cerco di fare il possibile: ho incontrato un buon giovane che ho attirato a fare la santa Comunione spesso. Cerco di impedire ai più giovani di leggere brutti libri e vorrei impedire la bestemmia che purtroppo qui regna. Ma, seguendo il consiglio di d. D., cerco di dare molto buon esempio. Ho notato in questo ultimo tempo una frequenza più assidua ai sacramenti, ma certo questo non lo attribuisco a me” (a O. P., 25 ottobre 1940).
42 “Mio caro, ti scrivo subito, perché ho capito che stai passando un momento di crisi. Se potessi fare qualcosa per te, lo farei con tutto il cuore. Chiediamo aiuto al Signore che ci guarda e chiediamogli la grazia che queste mie poche parole possano metterti nella pace, nella pace cristiana. Vedo che il diavolo lavora per strapparti dalle mani di Dio, ma tu sii forte e sotto le insegne di Cristo vincerai. Tu stesso comprendi che in questo momento Gesù non ti ha abbandonato. Anzi ti protegge; ti sembrerà di essere solo, solo a combattere, ora c’è anche lui che combatte con te. Forse è lo stesso Iddio che ti mette alla prova. Ora, trovandoti nella tentazione tu vorresti sapere come si fa a respingerla. Ecco, io ti suggerisco di aprire il Vangelo e di leggere quel brano delle tentazioni di Gesù nel deserto dopo i 40 giorni di digiuno. Osserverai quanto fa il demonio per tentare Gesù, ma egli è sempre trionfante. Dobbiamo imitare Gesù nel modo di comportarci contro satana. Con l’aiuto del Signore vorrei riuscire a farti vittorioso contro le tue tentazioni. Raccomandati intanto al Signore e alla Vergine perché tu possa capire ciò che ti scrivo. Vedi, nel mondo le occasioni di peccare si incontrano ad ogni passo; se queste tentazioni vengono dagli oggetti esteriori, possiamo dire di essere già vinti quando ci esponiamo volontariamente. Tutta l’opera del demonio con le sue suggestioni consiste nel gettarci in queste occasioni, mentre Dio da parte sua lavora con la sua grazia ad allontanarcene. Il diavolo, invidioso della nostra felicità, fa di tutto per impedire il frutto delle nostre buone intenzioni. Dio, che vuole che la santità sia premio alle nostre lotte, ci mette egli stesso alle prese col diavolo. Gesù ci protegge, ci sostiene e ci fortifica invisibilmente e considera le nostre vittorie come il trionfo della sua grazia. Non temiamo dunque le tentazioni che ci vengono ad assalire nella solitudine: Dio s’impegna a soccorrerci. Contiamo sul suo aiuto e non nelle nostre forze che sono la stessa debolezza; siamo fedeli alle sue ispirazioni, invochiamolo continuamente nel pericolo e tutto si svolgerà a nostro vantaggio. Quindi, caro amico, sta raccolto, e giacché il diavolo tenta la tua carne, tu cerca di mortificarti con l’astenerti da qualche cosa di superfluo (p. es. dal cinema, dagli amici cattivi, da passeggiate oziose). Sta sempre vicino all’Associazione e coi compagni: vedrai che presto passerà. Prega spesso, confida in Dio e non dubitare mai né della sua bontà, né della sua fedeltà a soccorrerci. Non temere perché Gesù veramente ti aiuta. Come leggerai quel brano delle tentazioni di Gesù, non avrai più paura. Vedrai che Gesù vinse per noi e noi siamo certi di vincere dopo di lui se combattiamo sotto i suoi vessilli. Egli volle essere tentato non per proprio vantaggio, ma per il nostro; col suo esempio ci insegnò come dobbiamo comportarci nelle tentazioni. Il diavolo ardì misurarsi con l’Altissimo, il quale non si degna di combatterlo, ma anzi per dimostrargli il suo disprezzo gli contrappone una debole creatura come strumento di sconfitta. Come ti onora l’essere scelto a tale compito! Iddio si serve di te per sconfiggere satana! Sii umile e riponi in Dio tutta la tua fiducia e vedrai satana cadere ai tuoi piedi! La vittoria di Gesù assicura la tua vittoria. Dunque, coraggio e fede. Prega, prega e tutto passerà; la tua volontà di vincere vincerai. Spero di ricevere presto la notizia della tua vittoria. Sia lodato Gesù Cristo. Prega per me — tuo nel Signore. Luigi” (11 ottobre 1940).
43 “Preghiamo, perché in questo momento l’Azione Cattolica ha bisogno di fortificarsi molto, preghiamo per quelli che si sono allontanati perché abbiano a ritornare, e preghiamo per tanti giovani che, perduti in mezzo al mondo, non conoscono la bellezza della nostra fede. Il mio più grande desiderio è di vedervi tutti santi” (a d. D., 24 settembre 1940).
44 “Ora che sono lontano da voi sento la gioia delle belle giornate trascorse in Associazione e ne sento tanta nostalgia. Sono tanto riconoscente alla bella Azione Cattolica che mi ha fortificato così tanto che ora posso portare le mie sofferenze non solo con serenità, ma con amore. Come potrei fare a meno di pregare per lei? Prego tanto per tutta l’A.C. e specie per la mia
associazione che sogno sempre la migliore di tutte le altre” (a O. P., 30 maggio 1940).
45 “Una cosa che tanto mi ha fatto piacere è che il tuo “gruppo operai” sta facendo progressi. Questa volta sono costretto a dirti “bravo”. Sono tanto contento che dai tutta la tua opera, per fare tanto bene a giovani che devono e dovranno lavorare. Fa’ bene intendere loro, come tu hai già compreso, quanto Gesù li ama e li benedice e quanto il lavoro dedicato a Dio fortifica l’anima e il corpo. Io ti auguro che il tuo gruppo sia sempre più efficace e più numeroso” (al Delegato operai, 29 settembre 1940)
46 “Mi accorgo qui che l’Azione Cattolica può formare dei santi… non c’è altro che l’A.C. che forma cristianamente l’uomo, che lo fortifica e che lo innalza al cielo: Queste sono le mie piccole esperienze che io faccio qui, e che prima non mi sembravano possibili, vivendo solo con i miei buoni compagni, con voi” (a O. P., 30 luglio 1940).
47 “Quanta gioia mi dai parlandomi dei nostri fanciulli! Che cosa si può amare su questa terra, se non quelle anime innocenti? Quanto desidero di portarli a Gesù, a Gesù solo! Vorrei essere ancora lì a insegnare loro la dottrina. Ma forse posso esservi più di aiuto stando nel mio letto di dolore. Voi insegnerete, ma avete bisogno di quella grazia senza la quale sarebbero nulle le vostre parole. Io chiederò a Gesù che sia sempre tra voi e che la sua parola fiorisca sulle vostre labbra. Sarà lui che parlerà ai piccoli, e allora sì che quelle anime saranno salve per sempre” (a G. B., 30 settembre 1940).
48 “Visitai Gino il giorno 28 ottobre 1940. Dai suoi scritti avevo avvertito il progresso radioso nelle vie dell’amore: e i suoi colloqui mi aprirono un mondo di grandezze indescrivibili. Compresi che Dio aveva affidato a quest’anima generosa una sublime missione di amore per le anime, per l’innocenza dei fanciulli. Quanto fu felice quel giorno di potersi alzare dal suo letto, portarsi nella piccola cappella per ascoltare l’ultima Messa, così col suo messalino; col volto trasfigurato. Al contatto col Sangue Divino la sua anima si sentì rinvigorita per l’ultima terribile tappa della salita del suo calvario. E le piccole e le grandi croci si susseguono in modo spaventoso, mentre il suo sorriso si fa più costante, più sereno e il labbro si accosta al calice della suprema immolazione. Subito
dopo quella Messa, gli viene notificato che sarà trasferito più vicino alla famiglia”.
49 “Non so come dimostrarVi la mia riconoscenza per la vostra visita. Mi ha fatto veramente bene. Voglio essere sempre più abbandonato alla Volontà del mio Signore, voglio essere tutto suo. Quando ho appreso la notizia del mio trasloco, ho avuto un momento, un attimo di rincrescimento, ma subito ho accettato il sacrificio. Ieri mattina ho offerto a Gesù Eucaristico questo sacrificio, ma alle dieci è arrivato papà a scombinare le cose. Il trasloco per ora non avverrà poiché non ci sono posti lì vicino e sarei dovuto rimanere a casa in attesa di essere ricoverato. Ma stare in famiglia non mi è possibile per tante ragioni che anche Voi potete immaginare. Così rimango qui per qualche tempo”.
50 “Sono partito da Arco un po’ contento e un po’ dispiacente, come te ne eri accorto anche tu. Sono montato nella bella macchina e sono disceso dinanzi alla porta di casa mia, dopo tre ore di viaggio in … poltrona. Tu puoi immaginare come sono stato contento nel rivedere tutti i miei cari”.
51 “Sono giornate terribili, la povera anima è ormai sulle altezze del suo calvario. Le arcane dolcezze dell’amore divino non si fanno più sentire: angoscia, impossibilità a pregare, desolazione dell’intimo dello spirito e tante contraddizioni all’esterno. L’occhio non regge più alle belle letture della vita dei Santi ed i libri di pietà, letture che tanto avevano sostenuto il suo spirito nelle ore più tristi. Anche la gioia di scrivere agli amici gli è tolta”.
52 “Ero così contento, quando entrato qui, ho incontrato un nostro amico di A.C. con il quale soffrire insieme e in silenzio… e ora anche questo compagno mi è stato tolto; ma non sono rimasto solo: ho un grande compagno, un compagno che sarà sempre a me vicino, che mi potrà confortare in ogni istante, e al quale potrò confidare le mie pene. E tu lo sai qual è questo compagno che non è soltanto mio, ma è di tutti, quel compagno che non ci abbandonerà mai” (a O. P., 30 luglio 1940).
53 “Sai che hai detto un bello sproposito? Dici che Gesù ti ha tolto un caro fratello che sarei io: non ci sono io forse? lontano o vicino materialmente non importa, quando siamo uniti e vicini spiritualmente e quando abbiamo un amico comune che ci è sempre vicino negli stessi istanti. Sta allegro che sono sempre a te vicino … se non fosse per il mio buon Gesù, al quale offro tutti i miei dolori, io sarei già scappato. Però il Signore nella sua grande bontà ha provveduto. Ha forse voluto farmi assaggiare un boccone amaro per preparamene un altro, che dopo sarà quello più dolce.” (a P. E., 19 novembre 1940).
54 “Guardo il Crocefisso e taccio … non so fare altro”.
55 “Un’altra cosa che tanto mi ha fatto piacere è il Regolamento dei catechisti. Mi piace assai e vedo che è un efficace mezzo per chiamare molte anime a consacrarsi al catechismo; e poi, è molto bene prepararle a compiere quella missione con regolate adunanze, perché, a dire la verità, io mi trovavo, certe volte, impacciato nello spiegare il catechismo ai fanciulli e ora vedo che ho molto bisogno di imparare per poter compiere la mia missione come desidero” (5 luglio 1940).
56 “Credo ormai che il mio sentimento verso l’Unione Catechisti non sia semplicemente una simpatia, ma vero amore. Per questo desidero sempre più conoscere l’Unione. Sento anch’io che il Signore mi concede di soffrire per questo e, in certi momenti, mi sembra che il Signore mi chiami a consacrare tutta la mia vita alla gioventù. Oh, potessi un giorno essere una di quelle anime per le quali oggi prego! Per questo desidero conoscere sempre meglio la volontà di Dio”.
57 “Il corpo è nelle mani di Dio, a Lui abbandonati con infantile confidenza. Ma l’anima è un po’ nelle tue mani, quindi in questo lavoro di santificazione occorre la tua volontà … Povera colombina, quante piccole e grandi bufere deve sostenere là, in alto, sulla croce prima di potersi librarsi nel volo verso il sole radioso dell’aratore! Eppure chi le dà tanta forza di reggere ad ogni urto, ad ogni strazio della carne e del cuore, non è forse Gesù! E’ vero, a volte sembra nascondersi, sembra non parlare più le ineffabili parole dell’amore nell’anima, e allora, quanta desolazione! Non è lontano; egli dorme con te sulla baca di Pietro e attende di essere svegliato dalla nostra pressante ed accorata preghiera. Ma, mi dirai: -Non riesco più a pregare-. No. E’ preghiera il tuo muto guardare il Crocefisso, il tuo grande silenzio di fronte a tante privazioni; è preghiera la rassegnazione, è preghiera la più meritoria, l’abbandono alla divina volontà. Mille piccole giaculatorie al giorno: ecco tutto! La tua anima non riesce più a cantare, ma sii contento se pigola sommessamente a Gesù qualche atto di amore e di abbandono”.
58 “So anch’io che ci sono momenti in cui l’animo è desolato e non sa trovare conforto e sembra che nessuno ci ascolti; anch’io quando avevo iniziato la Comunione quotidiana non ero contento perché mi sembrava che in me nessuno mi guidava e mi consolava, ma poi ho imparato quanto bene ricevevo io da quel Pane quotidiano” (5 ottobre 1940).
59 ” … è il suo grande giorno: riceve la Santa Comunione e silenziosamente si dona a Lei, alla sua —Mamma celeste che mai lo ha abbandonato-. Ed essa accoglie il dono purissimo. In quel giorno, pur nell’atrocità del dolore, gli sorride in volto tanta pace. Sembra col pensiero lontano. Pensa alle altre anime che, dietro il suo esempio, si consacrano in quel giorno come lui all’apostolato catechistico, pensa alla bella festa del tesseramento della sua Associazione … era sotto una crisi del male; non poteva parlare, pure si sforzò di esprimere la sua gioia e la sua riconoscenza con un largo sorriso. Faticosamente diceva che aveva cercato di immaginarsi la festa dell’Immacolata con la Messa cantata dai bambini, nella sua cara Chiesina …”.
60 ” … il suo volto si è irradiato di un sorriso di Paradiso, quasi pregustando la gioia che fra poco Iddio gli avrebbe dato nella Patria celeste. Nell’amministrargli l’Estrema Unzione, egli stesso rispondeva alle preghiere, baciando di frequente il crocefisso”.
61 “Mi sento tanto bene, tanto elevato nel morale … mi sento già volare … “.
62 “Per Elena che non sa celargli la sua commozione, ha parole buone, larghi sorrisi festivi come nei giorni delle belle passeggiate. Nel pomeriggio, pur non potendo respirare senza l’ossigeno, le crisi sembrano calmarsi; l’anelito dell’anima verso le gioie del cielo sembra dare un sollievo anche al povero corpo ormai sfinito. Conversa con la nanna, coi suoi cari rievocando tante cose dell’infanzia, le piccole peripezie di quinta elementare; domanda di Marisa e sembra commuoversi nel ricordo della sorellina che non ha voluto fosse portata a vederlo perché —i bimbi non possono entrare in sanatorio-“.
63 “1 larghi occhi buoni sembrano spalancarsi di sorpresa per la —delicatezza di Gesù e un largo sorriso dice tutta la felicità del suo animo che tanto ama e prega pel Papa”.
64 “La buona suora che tanto è ammirata della serenità e della fede di questo ammalato singolare, viene per assestarlo un po’ sulle coltre. La scossa benché minima, provoca uno strazio indicibile. Due lacrime gli brillano negli occhi illuminati da un sorriso mestissimo. E’ una scena di incanto, di eroismo; anche nel momento dello spasmo più atroce non può non sorridere nell’offerta del suo dolore a Gesù … Vuole restare solo … Riceve di nuovo la Santa Assoluzione dal suo Direttore Spirituale e bacia con tenerezza il santo Crocefisso e poi incomincia la recita del Santo Rosario sorridente … Teneva in mano la sua corona del Rosario, a lui tanto cara perché benedetta personalmente dal S. Padre proprio per lui e con l’altra si teneva l’ossigeno. Non sembrava più una creatura di questa terra”.
65 “Fa chiamare la suora. Vuole vicino il Padre Cappuccino, vuole di nuovo la Santa Assoluzione quasi per inebriare nel Sangue Divino la sua anima innocente e pura e rafforzarla per il grande viaggio”.
66 “Venne con la sua dolce Madre e le sue ultime parole furono: -O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi- E poi un piccolo soave gesto delle mani, quasi per prendere per mano come un bimbo la —Cara Mamma Celeste- per fare insieme a Lei il viaggio della vita”.
67 “E’ sabato, 14 dicembre 1940, ore 17, l’ora nella quale egli è solito entrare per una breve visita a Gesù nella sua Chiesa, è l’ora nella quale egli è solito girare pei cortili e sollecitare i fanciulli alla confessione settimanale. Quante volte, vicino ad un gruppo di bimbi, egli sosta con l’anima
intenta al S. Tabernacolo, per prepararli a ben confessarsi, Ebbene così nella stessa ora egli ritorna, sosta ancora sommessamente in mezzo ai suoi bimbi che guardano attoniti, che lo sentono più vicino alla loro anima, mentre si preparano al bagno salutare del Sangue Divino”.
68 “Al mattino sono attorno a lui le mamme dei bimbi ai quali egli ha insegnato la dottrina. Quante lacrime sommesse di mamme, di genitori attorno alla bara di questo giovane. —Caro gentile compagno dei miei ragazzi, non ti dimenticherò mai; proteggi dal cielo i tuoi amici, falli simili a te: forti, puri,
buoni … -. Così pregavo e prego ogni giorno —dice una mamma- Se sapessi che il mio bambino morisse come il suo maestro di dottrina, oh! Lo darei subito al Signore”.
69 “Quanti amici di Associazione, di scuola; i suoi insegnanti, tanti amici del babbo, tanto popolo. La piccola bara scompare sotto le corone dei fiori; la bandiera dell’Associazione di Azione Cattolica, della sua scuola, del Gruppo rionale con rappresentanza. Quante lacrime, quante Comunioni! Oh! Come dovette esultare la sua anima in Dio! Non era lo spettacolo delle comunioni dei bimbi quello che lo
entusiasmava di più?”.
70 “Da allora, ogni giorno, lo vedo più trasfigurato, più bello, più puro, più sorridente che stai, lo sento vicino, lo vedo sorridere e benedire la nostra —la sua- associazione e perciò non ho quasi stai pianto; molte volte l’ho invidiato “.
71 “La sua ritorte serena ha fatto pensare a tutti noi e ci ha ancora una volta migliorati … l’abbiamo invidiato nella sua bara. Io personalmente sono persuaso che Gino sia un santo … credo di avere in Gino un modello, un esemplare che cercherò ancora di imitare come facevo nei primi anni di scuola. Sono certo che non riuscirò completamente, ma almeno voglio tentare, non per spirito d’orgoglio, ma perché credo che la via di salvezza mi è stata segnata da lui”.