Gino Colombo (1921-1940)

Gino Colombo, 1921–1940

Gino Colombo, 1921–1940

Il 1 3 dicembre 1940, a 19 anni, nel sanatorio di Parma, dopo lunghi mesi di sofferenza chiude la sua vita terrena Gino Colombo, nato a La Spezia il 27 settembre 1921.

È passato tra i compagni di scuola dell’Istituto tecnico “A. Secchi”, tra gli amici dell’Azione Cattolica di Santa Teresa di Reggio Emilia, tra i bimbi della scuola di catechismo e tra i poveri della San Vincenzo con un sorriso luminoso, che lo ha sempre contraddistinto in vita e che ci è stato lasciato in una immagine divenuta ormai famosa.

Di lui bisogna ricordare lo zelo per l’insegnamento del catechismo ai fanciulli e l’amore per la preghiera, appresi e sperimentati come iscritto all’A. C. nell’associazione della parrocchia di Santa Teresa.

Durante la lunga malattia il suo pensiero, il suo affetto e i suoi consigli sono per gli amici di A.C. Ad essi scrive e per essi prega continuamente, preoccupato soltanto del loro progresso spirituale.

Il desiderio di offrire le sue sofferenze al Signore — come appare dagli scritti — oggi ha qualcosa di “eroico”.

Due giorni prima della morte pronuncerà i voti di povertà, castità e obbedienza come sigillo della sua totale donazione al Signore: è il seme da cui nascerà l’Istituto dei Servi della Chiesa.

Gli scritti, che pubblichiamo, indirizzati durante la malattia ad alcuni amici, ci fanno ancora oggi riflettere e sono di grande insegnamento per i giovani.

 

LETTERE AGLI AMICI

  1. Rassegnazione nella sofferenza

«Non so se voi lo sapete, ma io mi trovo in sanatorio, poiché ho un polmone ammalato. Non mi sono però spaventato del male; sono entrato con serenità e così spero di essere sempre sereno. Mi sento forte di sopportare la mia malattia, che renderà un po’ lungo il mio soggiorno qui. Prego, prego molto, poiché nella preghiera trovo tanta consolazione. Tuttavia qualche volta mi sento triste: non so da che cosa possa derivare la mia tristezza: forse perché sono lontano dalla famiglia, dai compagni, dai fanciulli».
(a d.D., 25 maggio 1940)

«Sono contento di trovarmi qui a soffrire e pregare. Non ho mai amato Gesù come ora. Da quando vi ho scritto non mi sono più sentito melanconico. Sono sempre sereno e contento di soffrire…».
(a d.D., 31 maggio 1940)

«Sto leggendo dei bellissimi libri, dove si vede quanto vale la sofferenza di un’anima abbandonata al Signore, e con questo desidero lo stesso qualche volta la guarigione, la salute. Ma non voglio desiderare niente, perché è Lui che sa qual è la nostra via che dobbiamo percorrere per raggiungere la perfezione: e vuoi che io mi opponga a divenire santo? No! e per questo ti prego di rivolgere le tue suppliche al Signore perché mi aiuti a fare la sua, la sua sola volontà».
(a G.B., 30 settembre 1940)

«Fra poche ore voi potrete tornare alle vostre scuole e io con grande rammarico dovrò essere assente, ma sono sempre sereno dinanzi alla volontà di Dio».
(a G.B., 12 ottobre 1940)

«Certo piacerebbe anche a me finire presto gli studi, ma devo fare il sacrificio di perdere un anno e rimanere un po’indietro. Ma io sono contento lo stesso perché è questa la volontà del Signore».

«Io sono sicuro che non si diventa santi senza soffrire; leggendo le “Vite dei Santi” vedo che le mie sofferenze non valgono proprio nulla, e mi auguro di soffrire sempre meglio con quella serenità e con quella fortezza che mi ha donato il Signore dopo che sono nell’Azione Cattolica».
(a O.P., 8 novembre 1940)

«Ti devo dire che tu indovini subito quando io non dico tutto nelle lettere. Però non spaventarti…scrivo a te queste cose perché vedo che non è necessario togliere alla mamma mia, le sue buone speranze… questo però non importa perché sono contento lo stesso e il tempo mi passa proprio bene».
(al papà, 20 settembre 1940)

«Dopo la vostra ultima lettera, il mio spirito si è risollevato. Ho fatto una bella Comunione, ho voluto dimenticare tutto e mi sono abbandonato al mio Gesù. Ed ora sento un grande desiderio di essere santo; sto sempre unito a Lui e prego la Mamma celeste. Non sono mai stanco di pregare e sento un amore infinito per i nostri fanciulli e per i giovani. Anche le lettere di I. e di P. mi fanno tanto bene e mi danno modo di pregare ancor di più. Oh, se il Signore ascoltasse le mie povere preghiere! Vorrei essere sempre così». (a d.D., 24 settembre 1940)

«Sento che tu, quest’anno te ne potrai andare all’università e invece io… devo rimanere ancora qui… Prevedo oramai che dovrò perdere un anno. È doloroso, sai, abbandonare i compagni con i quali ho passato gli anni più belli. Ero così contento di avere anche nella scuola i miei compagni di Associazione, in modo che potevamo sostenerci l’un l’altro! Ma sia fatta la volontà di Dio e sono contento di quanto fa lui».
(a O. P., 25 settembre 1940)

 

  1. Preghiera fiduciosa

«Ho ricevuto poco fa la tua lettera con la quale mi dici che hai bisogno di preghiere. Io ti ringrazio tanto perché è quasi solo con la preghiera che ora posso fare un po’ di bene. Sono tanto contento, ti puoi immaginare, di pregare per i compagni che hanno vissuto con me per tanto tempo».
(a O. P., 2.5 settembre 1940)

«Dunque, rallegrati che il Signore t’aiuta. M’è dispiaciuto sentirti dire che invano cerchi di essere migliore e che ti sembra che le preghiere tue non siano ascoltate. Ti pare che il Signore possa rigettare le suppliche che Gli vengono rivolte, anche se sono miserevoli? Non sai tu che noi tutti siamo in grado di divenire santi? Gesù ci vuole santi e ci dà tutte le grazie per poter essere tali, basta che noi lo vogliamo».
(a 1.G., 5 ottobre 1940)

«Io sono lontano da voi, ma per voi prego e pregherò sempre: vi ricordo ad uno ad uno e per ognuno ho una preghiera particolare. Speriamo che il Signore abbia ad ascoltare le mie povere preci. E mentre io pregherò, voi dovete lavorare, fare, chiamare a voi nuove anime, fortificare voi stessi».
(al . G., 23 settembre 1940)

«Cosa posso io fare se non alzare lo sguardo al cielo e volgere la mia preghiera a Dio? Egli ti ama infinitamente e il dolore col quale ti affligge è un dono prezioso della sua bontà che vuole farti più santo, più utile al mondo. Ed ecco che quando riceverò il Signore oggi, chiederò a Lui che abbia a proteggerti da ogni cosa iniqua di questa terra, che ti sia sempre vicino in questo giorno, in questo tuo nuovo anno di vita e sempre in avvenire. E tu, in questo giorno, potrai con occhio limpido, offrire perla causa di Cristo il tuo nuovo anno. Che il tuo quotidiano sacrificio purifichi ed elevi la tua vita, e la faccia un’ostia viva, pura, gradita alla sua maggior gloria».
(a un amico ammalato, nel giorno del compleanno – 22 settembre 1940)

  1. Gesù amico

«Ero così contento, quando entrato qui, ho incontrato un nostro amico di A.C. con il quale soffrire insieme e in silenzio… e ora anche questo compagno mi è stato tolto; ma non sono rimasto solo: ho un grande compagno, un compagno che sarà sempre a me vicino, che mi potrà confortare in ogni istante, e al quale potrò confidare le mie pene. E tu lo sai qual è questo compagno che non è soltanto mio, ma è di tutti, quel compagno che non ci abbandonerà mai».
(a O. P., 30 luglio 1940)

«Sai che hai detto un bello sproposito? Dici che Gesù ti ha tolto un caro fratello che sarei io: non ci sono io forse? lontano o vicino materialmente non importa, quando siamo uniti e vicini spiritualmente e quando abbiamo un amico comune che ci è sempre vicino negli stessi istanti».
(a P. E., 19 novembre 1940)

  1. Il Pane di vita

«La tua bella lettera mi ha portato una grande gioia. Sono proprio contento che ora hai il tuo direttore spirituale; con lui puoi star certo che camminerai diritto alle porte del Paradiso. Sono proprio tanto contento perché ti vedevo buono, pronto ad ogni sacrificio per fare del bene. Ma purtroppo ti vedevo lontano dai santi sacramenti. Ora che il Signore ti ha illuminato, abbandonati a Lui, che certo ti vuol portare sulla via della perfezione».
(a G. B., 12 ottobre 1940)

«So anch’io che ci sono momenti in cui l’animo è desolato e non sa trovare conforto e sembra che nessuno ci ascolti; anch’io quando avevo iniziato la Comunione quotidiana non ero contento perché mi sembrava che in me nessuno mi guidava e mi consolava, ma poi ho imparato quanto bene ricevevo io da quel Pane quotidiano».
(a 1.G., 5 ottobre 1940)

 

  1. La Mamma celeste

«In tutto il tempo che io sono lontano da voi, anche durante il tempo trascorso a letto, non mi sono mai dimenticato di voi e sempre, sempre ho pregato per voi e per voi ho offerto le mie sofferenze. La nostra cara Mamma celeste non mi ha mai abbandonato; in ogni istante mi vedo ricco di grazie che il Signore mi concede nel mio dolore».
(a O. P., 30 luglio 1940)

«Dunque risolleva il tuo spirito e ricorri alla Vergine benedetta: ella non ti potrà negare nessuna grazia: pregala, pregala sempre per le anime che devi guidare, per i tuoi compagni, per i buoni, per i cattivi e per tutti i peccatori».
(a I. G., 5 ottobre 1940)

  1. Desiderio di riparazione

«La mia opera di apostolato qui è un po’ scarsa, ma cerco di fare il possibile: ho incontrato un buon giovane che ho attirato a fare la santa Comunione spesso. Cerco di impedire ai più giovani di leggere brutti libri e vorrei impedire la bestemmia che purtroppo qui regna. Ma, seguendo il consiglio di d.D., cerco di dare molto buon esempio. Ho notato in questo ultimo tempo ione) una frequenza  più assidua ai sacramenti, ma certo questo non lo attribuisco a me».
(a O. P., 25 ottobre 1940)

«Preghiamo, perché in questo momento l’Azione Cattolica ha bisogno di fortificarsi molto, preghiamo per quelli che si sono allontanati perché abbiano a ritornare, e preghiamo per tanti giovani che, perduti in mezzo al mondo, non conoscono la bellezza della nostra fede. Il mio più grande desiderio è di vedervi tutti santi».
(a d.D., 24 settembre 1940)

  1. Amore all’Azione Cattolica

«Ora che sono lontano da voi sento la gioia delle belle giornate trascorse in Associazione e ne sento tanta nostalgia. Sono tanto riconoscente alla bella Azione Cattolica che mi ha fortificato così tanto che ora posso portare le mie sofferenze non solo con serenità, ma con amore. Come potrei fare a meno di pregare per lei? Prego tanto per tutta l’A.C. e specie perla mia associazione che sogno sempre la migliore di tutte le altre».
(a O. P., 30 maggio 1940)

«Una cosa che tanto mi ha fatto piacere è che il tuo “gruppo operai” sta facendo progressi. Questa volta sono costretto a dirti “bravo”. Sono tanto contento che dai tutta la tua opera, per fare tanto bene a giovani che devono e dovranno lavorare. Fa’ bene intendere loro, come tu hai già compreso, quanto Gesù li ama e li benedice e quanto il lavoro dedicato a Dio fortifica l’anima e il corpo. Io ti auguro che il tuo gruppo sia sempre più efficace e più numeroso».
(al Delegato operai, 29 settembre 1940)

Mi accorgo qui che l’Azione Cattolica può formare dei santi… non c’è altro che l’A.C. che forma cristianamente I’uomo, che lo fortifica e che lo innalza al cielo. Queste sono le mie piccole esperienze che io faccio qui, e che prima non mi sembravano possibili, vivendo solo con i miei buoni compagni, con voi».
(a O. P., 30 luglio 1940)

«Non è senza un po’ di nostalgia che io parlo ai miei compagni lontani… Però se sono lontani materialmente, è certo che io li ho tutti vicino al mio spirito. La loro figura si presenta a me, come li ho lasciati, e ogni giorno sfilano dinanzi a me nelle mie preghiere e per ognuno ho una preghiera particolare.

Oh, se sapeste, compagni, come vi sono vicino in questi giorni, in cui sento il più grande entusiasmo per l’A.C. Ed ora che questa ha bisogno di essere forte più che mai, voi dovete fortificarvi, giacché non vi manca nulla e la grazia di Dio è su di voi abbondante. Pregate, che nella preghiera troverete la più grande forza e state uniti alla vostra associazione!

Un grande dolore per me è che non diventate più numerosi… Orbene perché deve succedere così? dov’è allora la nostra opera di apostolato e la nostra alta missione, cioè quella che il Santo Padre ha detto in questi giorni “Cooperare alla salvezza delle anime e continuare attraverso il tempo e lo spazio l’opera redentrice di Gesù Cristo? Cari compagni, dobbiamo essere all’altezza del momento e dobbiamo pregare per noi, per quelli che si allontanano dall’Azione Cattolica e per quelli che ancora non la conoscono e ne sono lontani. Una notizia veramente consolante è che molti di voi aumentano la loro vita di pietà e si fortificano ricevendo quotidianamente il Pane divino. Stiamo uniti a Gesù e operiamo in Lui e poi vedrete che la nostra associazione sarà presto santa!

Non credo con questo di avervi fatto una predicuccia, ma è soltanto il mio cuore che si incontra con voi che mi volete bene e a cui io voglio tanto bene. Ricordatemi anche nelle preghiere collettive

Vostro in Gesù e Maria:
Luigi Colombo».

(ai soci dell’Associazione di A.C., 23 settembre 1940)

 

  1. La missione del catechista

«Quanta gioia mi dai parlandomi dei nostri fanciulli! Che cosa si può amare su questa terra, se non quelle anime innocenti? Quanto desidero di portarli a Gesù, a Gesù solo! Vorrei essere ancora lì a insegnare loro la dottrina. Ma forse posso esservi più di aiuto stando nel mio letto di dolore. Voi insegnerete, ma avete bisogno di quella grazia senza la quale sarebbero nulle le vostre parole. Io chiederò a Gesù che sia sempre tra voi e che la sua parola fiorisca sulle vostre labbra. Sarà lui che parlerà ai piccoli, e allora sì che quelle anime saranno salve per sempre».
(a G. B., 30 settembre 1940)

«Un’altra cosa che tanto mi ha fatto piacere è il Regolamento dei catechisti. Mi piace assai e vedo che è un efficace mezzo per chiamare molte anime a consacrarsi al catechismo; e poi, è molto bene prepararle a compiere quella missione con regolate adunanze, perché, a dire la verità, io mi trovavo, certe volte, impacciato nello spiegare il catechismo ai fanciulli e ora vedo che ho molto bisogno di imparare per poter compiere la mia missione come desidero».
(a cl. D., 5 luglio 1940)

 

  1. La vittoria di Gesù

Mio caro,
ti scrivo subito, perché ho capito che stai passando un momento di crisi. Se potessi fare qualcosa perle, lo farei con tutto il cuore. Chiediamo aiuto al Signore che ci guarda e chiediamogli la grazia che queste mie poche parole possano metterti nella pace, nella pace cristiana. Vedo che il diavolo lavora per strapparti dalle mani di Dio, ma tu sci forte e sotto le insegne di Cristo vincerai. Tu stesso comprendi che in questo momento Gesù non ti ha abbandonato. Anzi ti protegge; ti sembrerà di essere solo, solo a combattere, ma c’è anche lui che combatte con te.

Forse è lo stesso Iddio che ti mette alla prova. Ora, trovandoti nella tentazione tu vorresti sapere come si fa a respingerla. Ecco, io ti suggerisco di aprire il Vangelo e di leggere quel brano delle tentazioni di Gesù nel deserto dopo i 40 giorni di digiuno. Osserverai quanto fa il demonio per tentar Gesù, ma egli è sempre trionfante. Dobbiamo imitare Gesù nel modo di comportarci contro satana. Con l’aiuto del Signore vorrei riuscire a farti vittorioso contro le tue tentazioni. Raccomandati intanto al Signore e alla Vergine perché tu possa capire ciò che ti scrivo.

Vedi, nel mondo le occasioni di peccare si incontrano ad ogni passo; se queste tentazioni vengono dagli oggetti esteriori, possiamo dire di essere già vinti quando ci esponiamo volontariamente. Tutta l’opera del demonio con le sue suggestioni consiste nel gettarci in queste occasioni, mentre Dio da parte sua lavora con la sua grazia ad allontanarcene. Il diavolo, invidioso della nostra felicità, fa di tutto per impedire il frutto delle nostre buone intenzioni. Dio, che vuole che la santità sia premio alle nostre lotte, ci mette egli stesso alle prese col diavolo. Gesù ci protegge, ci sostiene e ci fortifica invisibilmente e considera le nostre vittorie come il trionfo della sua grazia.

Non temiamo dunque le tentazioni che ci vengono ad assalire nella solitudine: Dio s’impegna a soccorrerci. Contiamo sul suo aiuto e non nelle nostre forre che sono la stessa debolezza; siamo fedeli alle sue ispirazioni, invochiamolo continuamente nel pericolo e tutto si svolgerà a nostro vantaggio. Quindi, caro amico, sta raccolto, e giacché il diavolo tenta la tua carne, tu cerca di mortificarti con l’astenerti da qualche cosa di superfluo (p. es. dal cinema, dagli amici cattivi, da passeggiate oziose). Sta sempre vicino all’Associazione e coi compagni: vedrai che presto passerà. Prega spesso, confida in Dio e non dubitare mai né della sua bontà, né della sua fedeltà a soccorrerci. Non temere perché Gesù veramente ti aiuta. Come leggerai quel brano delle tentazioni di Gesù, non avrai più paura. Vedrai che Gesù vinse per noi e noi siamo certi di vincere dopo di lui se combattiamo sotto i suoi vessilli. Egli volle essere tentato non per proprio vantaggio, ma per il nostro; col suo esempio ci insegnò come dobbiamo comportarci nelle tentazioni.

Il diavolo ardì misurarsi con l’Altissimo, il quale non si degna di combatterlo, ma anzi per dimostrargli il suo disprezzo gli contrappone una debole creatura come strumento di sconfitta. Come ti onora l’essere scelto a tale compito! Iddio si serve di te per sconfiggere satana! Sii umile e riponi in Dio tutta la tua fiducia e vedrai satana cadere ai tuoi piedi!

La vittoria di Gesù assicura la tua vittoria. Dunque, coraggio e fede. Prega, prega e tutto passerà; la tua volontà  di vincere vincerai. Spero di ricevere presto la notizia della tua vittoria.

Sia lodato Gesù Cristo.
Prega per me – tuo nel Signore.

Luigi
(11 ottobre 1940)