“SERVE” : appunti di un cammino nella Chiesa, e con la Chiesa.
(Maria Valeria)
La nostra giovane Associazione delle ‘Serve della Chiesa’ ha radici più indietro, nel passato, nel cuore di d.Dino, e soprattutto è sorta e ha camminato in una realtà di Chiesa,in comunione coi suoi Vescovi.
Come sappiamo, d.Dino aveva già tentato di avviare un ramo femminile dell’Istituto quando era parroco di S.Teresa, ma il gruppetto che aveva formato si sciolse.Tuttavia lui non abbandonò l’idea. E’ del 28.3.1963 la lettera di d.Dino a d.Bruno, che inizia così: “Quest’oggi ho fatto voto di fare le Serve della Chiesa.”E più avanti continua: “Attraverso la storia ogni ‘mistero’ ha avuto il suo ‘ordine’, e ogni necessità la sua congregazione.Il mistero della Chiesa ‘Unam, Sancta,Catholicam’ non ha avuto ancora né ordini, né congregazioni: avrà un istituto secolare.”
E’ bello rileggere questa lettera , a distanza di anni, per vedere come d.Dino ci aveva pensate:“Incominciamo con anime semplici, senza pretese ascetiche e mistiche… solo debbono essere portate ad emettere in semplicità i Santi Voti.(…) In antico nella Chiesa la professione religiosa era una cosa semplice, senza sovrastrutture: ritorniamo all’antico e la S.Chiesa si arricchirà di tanta vita interiore con queste anime umili, nascoste, laboriose e semplici”. Sono sottolineature che ricordano come d.Dino voleva i Servi: umili e gioiosi. Egli terminava con una previsione: “Non credere che tutto vada liscio: il diavolo ci metterà le corna e la coda ma la Madonna, Madre della Chiesa, vincerà”.
Profezia assolutamente avverata, fin dagli inizi, sia in Italia che in Madagascar, per quanto riguarda le prove e la forza di perseveranza e di riconciliazione,che ci è stata donata. Fu proprio l’allora Vescovo di Reggio, Gilberto Baroni, a decidere che Virginia entrasse nell’Istituto. D.Alberto,nel suo testo su d.Dino, ricorda: “Recentemente, la nascita di un piccolo gruppo, destinato ad accrescersi, di sorelle chiamate a costituire il ramo delle Serve della Chiesa è stata accolta da d.Dino con fede e con una certa sorpresa; la conferma risoluta del Vescovo lo ha portato a superare qualunque esitazione”.
All’inizio noi donne , né in Italia né in Madagascar, ci ponemmo alcun problema ad entrare nella Famiglia, e il discorso di un nostro modo proprio di vivere il carisma comune in quanto donne non ci sembrava prioritario. Fu d.Angelo che, con forza e determinazione, di fronte alla Famiglia che cresceva e si articolava, ritenne importante iniziare a riflettere sulla specificità di ogni componente. Di qui, la stesura dei ‘Dossier’, che egli riuscì a portare a termine prima di morire. Come annota , si comincia a parlare esplicitamente delle sorelle nelle Costituzioni ‘ad experimentum’ del 1981, approvate dal Vescovo Baroni. Le sorelle sono citate al termine dell’art.8, dove si parla di ‘ramo femminile’ e si stabilisce chi detta le norme necessarie alla loro appartenenza alla vita dell’Istituto: il Vescovo. Ancora: delle sorelle si parla ampiamente in una lettera del Vescovo al Responsabile Generale del 1981 (poi ripresa nel Decreto di approvazione delle Costituzioni del 19.3.1986), che definisce il fatto che le donne camminano con i fratelli preti e laici, condividendone il carisma “in attesa di poter costituirsi in ramo femminile autonomo dell’unico Istituto”. Sebbene non avessimo diritto al voto, il Vescovo ci esortava allora ad “essere coinvolte in modo corresponsabile, e in tutte le forme possibili” , nelle decisioni che riguardavano la vita della Famiglia. Così iniziammo a partecipare alle riunioni del Consiglio.
Gli anni ’90 vedono momenti importanti nella crescita dell’Istituto e nei rapporti tra noi sorelle:
– il gruppo delle donne malgasce, che stava crescendo , richiese con insistenza almeno una visita periodica di una sorella italiana ; la prima fu nel 1990. Poco dopo Christine venne in Italia per tre anni. Erano passi incerti, esperienze di vita individuali che ancora faticavano ad incontrarsi…
– nel 1991 facemmo la professione perpetua insieme Marie Razafindravelo (una delle prime sorelle malgasce) ed io; lo stesso anno ,in Italia iniziammo ad incontrarci periodicamente, su incoraggiamento di d. Giovanni Voltolini, divenuto Responsabile Generale, mentre in Madagascar le sorelle già s’incontravano a livello zonale
– nell’estate del 1995 in Madagascar si tenne il primo incontro Italo-malgascio delle donne,in preparazione al Capitolo del 1996. Era l’anno dedicato alla donna, l’anno dei discorsi e della lettera di Papa Giovanni Paolo II che si facevano portavoce della sua dignità e della rivalutazione del ‘genio femminile’… E’ interessante rileggere a distanza il Dossier dell’incontro, per ricordare che già si era iniziato un lavoro di adattamento del testo delle Costituzioni; il Consiglio l’aveva accolto e aveva deliberato già dei tempi di lavoro; ci fu chiesto tuttavia di interrompere, in favore di una ricerca comune di approfondimento del carisma , da parte anche delle altre componenti della Famiglia. Allora molte sorelle non approvarono che si manifestassero le difficoltà all’interno del gruppo, le gelosie, le fatiche…; era diffuso un senso di inferiorità in particolare nei confronti dei fratelli preti. Ancora: c’era reticenza ad andare verso ‘gente malvista’,i ‘rigettati’ della società, per timore di essere ‘bollati’ dagli altri… Dopo anni possiamo dire che su questi aspetti cruciali la grazia del Signore ci ha fatto fare un buon cammino, non solo a livello personale, ma comunitario. Ma già allora emergevano cose belle: la perseveranza e il coraggio di molte sorelle nell’affrontare gli impegni che l’Istituto chiedeva: la fatica dei viaggi , le distanze… Già allora colpì noi italiani la serietà con cui veniva condotta la formazione in Madagascar, e il forte coinvolgimento delle donne.
– il 1996 non fu solo l’anno di un decisivo Capitolo dei Servi, ma anche del convegno del CMIS in Brasile e della nostra conseguente scelta, in obbedienza a Roma, di costituirci in ‘Associazione di fedeli’. Per quanto fosse stato già delineato un cammino dal Vescovo Baroni, di fatto non ci sentivamo pronte nè in Italia né in Madagascar a tale passaggio, che ci separava anche concretamente dai fratelli (un Regolamento diverso, dei responsabili diversi, percorsi formativi differenti); abbiamo obbedito perché questo era il nostro carisma e perché fermamente convinte che questo non avrebbe intaccato la comunione all’interno della Grande Famiglia e ci avrebbe offerto la possibilità di vivere in pienezza la nostra scelta di servizio al Signore, alla Chiesa, ai poveri, come i Fondatori ce l’avevano proposta e fatta vedere. Così l’allora Vescovo di Reggio, Paolo Gibertini, l’11 luglio 1997 ha eretto l’Associazione.
In una lettera inviata dal sottosegretario della Congregazione per la Vita Consacrata, Mons. Juan Dorronsoro, leggiamo: “E’ stato motivo di gioia vedere che S.Ecc.Mons Giovanni Paolo Gibertini incoraggia e sostiene l’erezione di una Associazione diocesana pubblica in vista della futura costituzione di un ramo femminile dell’Istituto secolare ‘Servi della Chiesa’. Il vostro Vescovo vi dà così una conferma importante per il futuro”. E nel Decreto costitutivo si legge: “Auspico che le ‘Serve della Chiesa’, seguendo l’esempio e l’insegnamento del fondatore Mons.Dino Torreggiani –attraverso anche una formazione sempre più intensa e in coerenza con le peculiarità del genio femminile- crescano nella fedeltà al loro carisma e in santità di vita per portare frutti abbondanti nella Chiesa e nel mondo”.
La stesura del Regolamento (1998) è stata un’opportunità feconda di rafforzare i legami tra Italia e Madagascar, ma anche una occasione di vicinanza del Vescovo Adriano, che ha letto e riveduto il testo,insistendo in particolare sulla lettura delle Scritture (con spazi di silenzio, inserita nella tradizione della ‘Lectio’) ,sull’importanza di trovare spazi per la preghiera personale quotidiana,sull’inserimento nella vita e nella liturgia della chiesa locale. Anche la preparazione al I Capitolo (2003) ci ha unite spiritualmente, al punto di arrivare ad eleggere una Responsabile malgascia. Il quinquennio a seguire ci pare abbia maturato un grande passo in avanti nei rapporti tra le due Regioni (cfr. i viaggi frequenti e la presenza in Italia di Bernardette e Noeline) come nelle relazioni interpersonali e, in Madagascar, nel confronto con la propria cultura.
Con grande sorpresa durante il II Capitolo (tenutosi significativamente in Madagascar, nell’estate del 2008) abbiamo constatato lo sforzo grandissimo di molte sorelle nell’apprendere la lingua francese, per poter così comunicare. E ancora, la franchezza nei rapporti reciproci, dove prima c’era timore e ritrosia. Abbiamo iniziato, portando in Capitolo le nostre difficoltà e fragilità. Altro grande passo nel cammino comune ci è parso l’abbattimento di stereotipi culturali, non necessariamente evangelici. Per la prima volta si è parlato apertamente di come vivere la povertà, individuata come aspetto essenziale del Carisma, come scelta, e non sconfitta, come condivisione con le vittime dell’ingiustizia e del falso progresso in tempi di globalizzazione. Abbiamo riconosciuto e accolto il grande valore della ‘Fihavanana’ malgascia ,ma dilatandola in una dimensione più gratuita, universale e di salvezza eterna. E infine, mai come nel Capitolo 2008 abbiamo goduto della vicinanza paterna dei nostri Vescovi, Adriano e Philibert, che ci hanno fatto sentire il legame forte con la Chiesa locale, essenziale per noi.
Ci scriveva il Vescovo Adriano , nel suo messaggio per il Capitolo: “Il ‘nihil sine episcopo’ di Sant’Ignazio, così caro al vostro fondatore e padre don Dino, ha trovato e deve trovare anche oggi il modo di incarnarsi in orientamenti, scelte e discipline di vita particolarmente importanti per la vostra vocazione e per la missione della Chiesa (…) La vostra secolarità, carissime, esige da voi ali capaci di portarvi a sorvolare su certe difficoltà, su certi limiti, su certe fragilità (…) Capite bene che il mondo ha bisogno urgente di donne semplici e decise,non ripiegate su se stesse, ma protese in avanti,verso l’Alto e verso l’Altro. (…) Siano i drammi e le grazie, le speranze e le croci, le meraviglie stesse dell’umanità a ispirare le vostre intenzioni, sollecitare le vostre scelte, a dinamizzare la vostra volontà di servizio (…). E tutto questo da cristiane consacrate, sposate cioè a Cristo perché sposate da Cristo, da Lui amate e scelte per essere , nel mondo di oggi, testimoni di vita di speranza”.