IN CAMMINO VERSO LA PASQUA

Carissimi, vi scrivo per augurare a tutti un buon cammino quaresimale. Un cammino in cui ci sentiamo una famiglia in viaggio. Questa famiglia molto diversificata, come tante altre che hanno anche al loro interno componenti che vivono lontano, ci dice qualcosa della famiglia oggi. La famiglia è in strada in tanti sensi: vive l’incertezza, la fatica, l’isolamento e la speranza. Penso che anche noi, in cammino come famiglia e come singoli membri, viviamo alcuni di questi aspetti che sono parte dell’esperienza di Gesù e degli Apostoli.

Viviamo l’incertezza
L’incertezza è quella sensazione che si vive quando non si hanno dei riferimenti concreti e chiari. Abbiamo la Fede nel Signore, i segni della sua presenza nella nostra vita ci sono, ma spesso è come se sparissero davanti ai nostri occhi, nascosti da qualcosa, come quando il sole è nascosto da una nuvola. Incertezza economica e sociale rendono necessaria molta pazienza e richiedono la presenza dei fratelli che possono sostenerti e ristorarti.
La fatica
La fatica è specialmente di quelli che lavorano. Dopo il lavoro e gli impegni uno è stanco. Anche Dio, al termine della creazione lo era, come leggiamo nella Genesi. Poi c’è la stanchezza di chi perde le motivazioni, l’orizzonte in cui tutte le cose trovano senso. Questa stanchezza è un invito a fermarsi, a ritornare al significato vero delle proprie scelte, come i voti. Ancora, la fatica viene anche dal fatto di non sentirsi in piena comunione con gli altri, compresi, ascoltati, accompagnati. Ciò si affronta tutti insieme, dando all’altro quello che vorresti per te: fiducia, tempo, ascolto e sostegno. Questo è anche il mio compito.
L’isolamento
E’ una parola che mi ricorda quando mi arrabbiavo da piccolo e mi isolavo, oppure quando mi castigavano e mi isolavano dagli altri. Isolamento è una parola dura. Tanti ne soffrono volontariamente o a causa di altri. Non solo singoli, ma anche comunità vivono questa esperienza durissima. Ciò accade anche a causa di una non comprensione da parte degli altri delle reali cause della situazione.
Per es. Dove abito, in Albania, 4 bambini di una famiglia erano isolati dalla parrocchia solo per motivi di trasporto e non partecipavano mai alle attività proposte. Una volta capito il problema, si è cercato un modo di risolverlo e così ci si è organizzati per andarli a prendere. Abbiamo smesso di lamentarci delle loro assenze e ci siamo chiesti perché non venissero e ci siamo fatti carico delle risposte. Questi bambini sono poi diventati i più assidui e, nel viaggio insieme, si raccolgono anche altri bambini e si fa comunità.
Penso che anche nell’istituto ci possano essere problemi di questo genere. Cerchiamo di capire cosa può aiutare a risolverli. Di solito diamo la colpa agli altri, ma spesso siamo noi a non vedere il problema.

La speranza
La speranza viene ad essere delle volte un motore potente oppure a volte un piccola luce o ancora un desiderio appena sperato. Dall’esperienza della nostra vita vediamo che la speranza non delude e risponde tante volte in forme che non pensiamo. Dio ha seminato dentro di noi un seme che riprende vita. Le tre cose necessarie perché la speranza porti frutto sono:
1. rinnovo della nostra fiducia in Dio: “Quello che vuoi tu Signore”;
2. allontanamento concreto dai nostri peccati che ci portano lontano da Dio e chiudono il flusso della grazia;
3. il coraggio di agire, di obbedire, di credere nel dono che per noi sono i fratelli e le sorelle, anche se ti chiedono cose lontane dai tuoi progetti.
Carissimi, come diceva don Dino, tutto parte dalla croce del Tabernacolo. Anche noi ripartiamo dal centro della nostra consacrazione, dal compito primario che è la preghiera.

Preghiamo gli uni per gli altri, perché possiamo camminare sereni e generosi sulle strade del mondo e accogliere con il suo cuore tutti i piccoli.
Ho grande il desiderio di incontrarvi e stare con tutti voi per condividere le gioie e le fatiche. Spero che presto possa avvenire. Vi abbraccio e vi benedico.
Presto vi manderò alcuni testi su cui meditare in questo tempo santo.
Gomsiqe, 1 marzo 2017
Don Stefano Torelli

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