Messaggio del responsabile

avvento2006_itCarissime/i,

il nuovo Anno liturgico è iniziato, mentre l’apertura dell’Anno della Misericordia nelle nostre chiese è imminente: dopo l’apertura della Porta nella Cattedrale di Bangui in Centrafrica, Papa Francesco, l’8 dicembre, a 50 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, aprirà la Porta  Santa della Basilica di S. Pietro, mentre il 13 dicembre, III di Avvento, domenica “gaudete”, sarà aperta la Porta Santa nella Cattedrale di Roma (Basilica di S. Giovanni in Laterano).  “Nella stessa domenica in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa madre per tutti… si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia” (Misericordiae Vultus,3).

Papa Francesco ricorda inoltre a tutti che “è il confessionale la Porta Santa dell’anima”.

Entriamo dunque tutti in questo tempo di grazia valorizzando, tra gli altri mezzi, questo sacramento, sia amministrandolo con piena disponibilità al servizio, sia accostandoci ad esso con sincero desiderio di conversione.

Rileggiamo e meditiamo la Bolla stessa, ricca di indicazioni spirituali e pastorali.

In particolare, confrontiamoci con le cosiddette “opere di misericordia spirituale e corporale” e vi troveremo riassunte varie modalità di comportamento evangelico, ispiratrici di quella carità creativa  così cara a don Dino, don Alberto, a Bigi e a tanti nostri fratelli e sorelle dell’Istituto defunti.   La loro parola, le loro fatiche, le preghiere, le opere, le prove stesse della loro vita siano per tutti noi una fonte ispiratrice. Non che noi dobbiamo idealmente clonarli o portarli a reincarnarsi. Piuttosto ognuno di noi e noi tutti insieme possiamo trovare in loro intercessione, protezione e ispirazione. Sarà poi la grazia multiforme di Dio a far sì che tonalità, stili, profumi, tracce della loro santità abbiano a segnare, a rinvigorire e a fecondare i nostri percorsi di vita, a livello personale, familiare, ecclesiale, civile.

E sarà ancora la multiforme azione dello Spirito a portare a compimento in ognuno e in tutti ciò che Dio ha iniziato: “è Lui infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2,13)… “E tutte queste cose è l’unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (I Cor 12,13).

Al riguardo mi permetto una osservazione in riferimento ad uno dei doni particolari dello Spirito, “doni fondanti”, elencati da S. Paolo nella stessa Prima Lettera ai Corinti (12,28): “Chi profetizza, parla agli uomini per la loro edificazione, esortazione, conforto” (14,3)… “Tutto si faccia per l’edificazione” (14,26)… I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino. Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia. Tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati. Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti, perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (14,31-33)… “Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia… Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine” (14,39-40).

Le indicazioni e raccomandazioni di Paolo riguardano la vita, la crescita della comunità. Lungi da lui il voler elidere o soffocare i doni dei carismatici. Gli preme piuttosto che la comunità sia solida, cresca armoniosa, con il contributo di tutti. Paolo abbina la profezia al parlare in lingue, privilegiando la prima perché più direttamente orientata alla edificazione, all’esortazione, al conforto-consolazione (14.30).

E poiché la comunità è di Dio, il Dio della pace, Paolo sottolinea che la profezia stessa è ordinata e sottomessa. In altre parole non è autoreferenziale ma relazionale, complementare, interattiva, capace di ascoltare, persino di fermarsi e di tacere mentre sta parlando, se un altro “ispirato” interviene (14.30)…

Paolo, quanto a sé stesso, smarcandosi dalle glossolalie carismatiche e al tempo stesso  affermando un suo stile di relazione assembleare, precisa :“… ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue” (14.19).

Ho pensato che questi testi paolini possono accompagnarci sempre, specialmente negli incontri preparatori zonali /regionali e poi in quelli specifici delle Assemblee capitolari a fine anno 2016 in Madagascar.

Ricordo, a volte per aver colto dall’esterno gli echi degli scontri, altre volte per aver partecipato direttamente agli incontri, quanto siano stati difficili e scabrosi in passato nell’Istituto gli scambi, i dibattiti, il dialogo, la convivialità, l’interazione, la fecondazione reciproca tra le diverse mentalità, sensibilità, culture, esperienze…

Il cammino presente e futuro dell’Istituto come Famiglia rinnovata, diversamente composta e articolata, richiede a tutti una profezia coraggiosa e umile, una creatività fantasiosa e sapiente, una  profondità orante, pensante, condivisa.  In parte sta già avvenendo, ma non abbastanza…

Termino, prendendo ancora ispirazione da Papa Francesco, per chiedere a quanti sono o si sentono limitati nella loro autonomia e nel loro dinamismo apostolico – e tutti possiamo trovarci per periodi più o meno lunghi in simile situazione –  un ulteriore “colpo di reni” spirituale :” Penso…in primo luogo agli ammalati e alle persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa. Per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore, che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine” (M.V.).

Queste parole ci ricordano quelle scritte nel Documento Capitolare del 2006, “Duc in altum” (3,2), riguardanti “ l’esempio dei fratelli che sanno andare oltre l’apparente impotenza del loro servizio, facendone una intercessione universale”, come pure quelle del Documento del 2011,  “Riconoscenti-uniti-complementari nel servizio” (3,B,1) :” Chi è malato può convertire, liberare, salvare l’amico, il congiunto, il ministro che si affida alla sua preghiera e si unisce alla sua offerta”.

Che l’Anno Giubilare della Misericordia  possa segnare il nostro cammino con la sovrabbondanza della sua grazia! Condivido con tutti voi anche l’augurio più fraterno per un Santo Natale.

 

don Emanuele

Questa voce è stata pubblicata in Info. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento