Don Stefano in Albania

Carissimi tutti e tutte,
anzitutto l’augurio di un santo ottobre missionario! Un augurio particolare al diacono Antonio Ferretti e alla moglie Vera per il loro 43° anniversario di matrimonio e a don Bruno per il suo onomastico.
È con piacere che vi offro alcune notizie e brevi riflessioni sulla partenza di don Stefano Torelli per l’Albania.
La celebrazione della Messa di martedì scorso a Masone nell’anniversario della morte di Don Dino, ci ha riuniti in tanti, laici e sacerdoti, sorelle e sposi con tutti i loro figli nel cuore, alcuni in braccio, altri in carrozzina, altri … in pancia (la terza creatura di Alessandro e Chiara).
C’era anche una bella rappresentanza delle Case della Carità e delle comunità locali di Masone e Castellazzo. Tutti visibilmente attenti e contenti di ritrovarsi, di condividere l’Eucaristia (preceduta dal rosario iniziato al cimitero davanti alla tomba di Don Dino), di ascoltare le brevi e incisive testimonianze di Luciano su Don Dino e di don Stefano sull’Albania. Molti, dopo la messa, sono rimasti in chiesa e sul sagrato fino a tardi.
L’indomani siamo partiti presto per Bologna, mentre Luciano e P. Philippe prendevano la direzione di Coccaglio per il ritiro con i fratelli bresciani e la visita ad Artemio, insieme a don Mario e don Orazio.
Noi siamo arrivati a Gomsiqe per il pranzo, dopo aver incontrato a Laç, l’accoglientissimo Vescovo di Sapa, Mons. Luciano Avgustini, che sarà a Reggio dal 13 al 16 ottobre prossimo.
Nel pomeriggio, dopo la Messa al Carmelo di Nenshat a 30 minuti da Gomsiqe, le monache ci hanno sorpreso con la loro vitalità ospitale ed allegra. Sono per lo più originarie della Croazia, ma già le vocazioni albanesi bussano alla porta.
Abbiamo affidato la missione diocesana (che conoscono bene attraverso don Carlo Fantini), di don Stefano in particolare e dell’Istituto anche alla loro preghiera. E ci siamo impegnati ad un sostegno reciproco.
La festa degli Arcangeli, il giorno dopo, ci ha offerto una stupenda giornata di sole, passata quasi totalmente in dialoghi interpersonali, con i tre membri dell’attuale comunità, costeggiando a piedi il fiume, con qualche inevitabile sosta d’ascolto delle voci di frate vento e di sorella acqua (poca in questo periodo) che scorre sotto tra le montagne.
Don Stefano ha parlato a lungo anche con don Carlo, trovando pure il tempo di cimentarsi con lo scoglio della lingua (liturgica) albanese, che dicono sia usata perfino in paradiso, visto che ci vuole un’eternità per impararla … Don Stefano, a parte qualche piccolo … accidente diretto ai nostri Vescovi che a marzo gli hanno fatto sospendere lo studio dell’albanese, per la possibilità di altri progetti, non ha perso tempo in recriminazioni lagnose: si è messo al lavoro, rilassato ma determinato e stupito dell’opportunità provvidenziale che è chiamato a vivere. L’unica preoccupazione, per ora, è quella di dover pensare a don Mario ad ogni consacrazione eucaristica (“prendete e bevete” suona … “merrni e pini”).
Ovviamente, non sfugge a don Stefano che, inaspettatamente, la Provvidenza apre prospettive anche per l’Istituto! Di Rom, di carcerati, di malati, di poveri, di mussulmani ce ne sono molti, in Albania. E forse c’è anche qualche vocazione. La cattedrale di Sapa, a Laç Vau-Dejes, è dedicata a Madre Teresa, che di povertà e di opportunità se ne intendeva …
Giovedì sera, prima di cena, Dila, l’anziana signora sola e malata che abitualmente siede alla tavola della comunità, silenziosa ma contenta, ci ha offerto tre grappoli di uva dolcissima, come lei …
Nella notte il vento ha ripreso a soffiare forte, di tanto in tanto si fermava a tirar fiato, o forse ad ascoltare l’acqua del fiume e a mirar le stelle.
Venerdì 30, dopo la Messa e la memoria di San Girolamo, siamo partiti, Enrico ed io , con calma per l’aeroporto di Tirana, accompagnati da Maurizia, mentre don Carlo e don Stefano hanno raggiunto il seminario diocesano per l’apertura dell’anno scolastico con la Messa dello Spirito Santo.
In sostanza, per don Stefano e per l’Istituto, un inizio di missione “ad extra” molto promettente! “Questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi” … Un giorno forse don Stefano confesserà, come san Paolo: “sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me” (Rom. 10,12). Sì, perché don Stefano non dimenticherà quanto chiese, a nome della sua gente, il vecchio albanese al Vescovo Caprioli: “Venite a parlarci di Dio!”
Per chi lo incontrerà, anche senza averlo cercato, don Stefano è chiamato ad essere testimone di Dio, della sua presenza, della sua grazia, della sua pace. Noi pregheremo per questo, e ogni tanto andremo a verificare che questo avvenga. Don Stefano ne sarà contento e ci aspetta tutti (servi, serve, famiglie), un po’ alla volta …

Don Emanuele

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