Il Calice di Legno – Dino Torreggiani a la sua Chiesa

Copertina-don-dinoIntroduzione 

[14] Quando, nei drammatici giorni del dopo Liberazione, Don Dino incontra per le strade di Reggio un ex-allievo di “S. Rocco” che aveva vissuto intensamente la lotta partigiana nelle file garibaldine, non gli chiede: «chi gestirà la pace?»; oppure: «quando cesseranno gli odi e le vendette?», ma gli pone una sola domanda: «Giovannino, come sta la tua anima?». Quasi a dire: «Per risorgere dalle macerie, avremo bisogno di uomini non contaminati»
.…

[14] «E quando noi saremo diventati dei preti di tabernacolo e di rosario, di ginocchia piagate, preti fermentati nel vino della nostra messa, vicini a noi, stretti a noi, saranno i laici, organizzatori magnifici e generosi, i laici votati all’amore del Regno di Dio».
(Dino Torreggiani, manoscritti,1944)

[15] I primi trent’anni di sacerdozio di don Torreggiani si inscrivono nella Chiesa storica di Pio XI e di Pio XII ed in una ecclesiologia che considera l’obbedienza non solo una conditio sine qua non, ma un contributo personale alla santità della Chiesa tutta.

[17] Per don Torreggiani non solo la Chiesa mistica, ma anche la Chiesa storica è concepita come «trionfante», non in virtù di una autointronizzazione, ma in quanto garantita da una promessa divina perennemente nutrita dagli infiniti rigagnoli di santità e di grazia prodotti dai suoi santi, tra i quali i misconosciuti e dimenticati sono di gran lunga i più numerosi

[43] «Per don Torreggiani Servo della Chiesa voleva dire Servo dello Spirito che dice e fa cose nuove nella Chiesa; perciò bisognava sempre essere lì, anche nella precarietà dei mezzi e delle persone, ad assecondare questi impulsi di grazia… fino a scoppiare».

(Z. Pellati, Testimonianza, 1985)

[45] «Don Dino ci ha dato grandissime cose, anzitutto una vita tutta di obbedienza e tutta dedita al Signore. Poi, in secondo luogo, uno zelo apostolico veramente instancabile e senza limiti, in tutte le direzioni. Poi l’avvio verso una spiritualità della Chiesa, una spiritualità eucaristica molto forte. Poi l’at-tenzione alle categorie più emarginate, un senso molto concreto della povertà».
(Giuseppe Dossetti)

[46] «Continua, caro Don Dino, il tuo aiuto santo alla diocesi e l’esempio del distacco da tutto, che tu e i tuoi date alle anime».

(Vescovo Beniamino Socche a don Dino Torreggiani, 1951)…

[51] E la comunità di fede avrà la perspicacia di comprendere perché i voti di povertà, castità e obbedienza sono incompleti se non coronati dal “voto di vittima” che discende dal “principio di riparazione”?

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2015-02 IL CALICE DI LEGNO – SANDRO SPREAFICO _ SEGNATURE

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