33 anni fa moriva don Dino Torreggiani

27Il recente Congresso eucaristico nazionale di Genova mi offre lo spunto per fare brevemente memoria di don Dino nel XXXIII anniversario della morte, causata da infarto, avvenuta in Spagna  il 27 settembre del 1983, festa di san Vincenzo de’ Paoli, il santo dei poveri.  La salma arrivò in Italia dopo una settimana e venne sepolta a Masone, dopo la messa funebre in Cattedrale a Reggio, il 4 ottobre, festa di san Francesco, il santo della povertà : due date e due figure emblematiche di santi, particolarmente cari a don Dino.

I Servi della Chiesa ricordano con quanto puntiglio il Fondatore insistesse sull’ Eucaristia ben preparata, santamente celebrata e adorata. La cura dello stesso edificio sacro e dell’altare (“ipse Christus”) che voleva puliti, tirati a lucido, anche profumati, dignitosi, accoglienti, pur  nella loro semplicità, è certamente la prima delle ragioni che portarono don Dino ad occuparsi della categoria dei sagrestani, ad orientare anche al servizio della chiesa-edificio i primi Servi della Chiesa e a volere lo stesso servizio per tutti i suoi seminaristi, anzitutto durante i mesi estivi delle vacanze, ma spesso anche per un intero anno di formazione supplementare, extrascolastica. Questo è avvenuto per anni in alcune chiese a Reggio, Milano, Roma, Napoli, Adria, Verona, in Sicilia…ed è stato uno dei punti fermi della sua “ formazione attraverso il servizio”. Inoltre, davanti alla cappellina di ogni casa dove viveva una piccola comunità di Servi, fece appendere un cartoncino portato dalla Spagna con la scritta ”Aqui esta nuestra alegria”. E ripeteva spesso :” Tutto nasce dal tabernacolo e dalla croce. Tutto passa per le mani di Maria e di san Giuseppe. Tutto è dono della provvidenza di Dio. Basta avere fiducia, amare la povertà e vivere con i poveri”.

Cercò con tutte le forze di realizzare “un Centro di adorazione quotidiana per la Chiesa, per l’Istituto, per i nomadi…Ho sempre accompagnato questo desiderio con il progetto di una Casa di riposo per i vecchi dell’Istituto, bisognosi di riposo e di cure… Adorazione è richiamo a pregare più che ad agire, perché è da Dio che viene il sostegno per la realizzazione della vocazione dell’Istituto” (da “Il Vicolo”, circolare interna, n° 48, 1980).  La Casa di Riposo per gli anziani dello Spettacolo viaggiante e popolare a Scandicci (FI), aperta in collaborazione con le Suore Carmelitane minori della Carità, gli sembrò un evidente segno della benevolenza divina. E così è stato per vari anni, per alcuni Servi anziani o malati, prima impegnati a servire e poi bisognosi di assistenza :”Poveri, aspiriamo a morire in mezzo ai poveri, assistiti come loro” (ibidem).

Più recentemente, le diverse normative e il cambiamento delle sensibilità politiche e governative hanno reso più complicato e precario questo servizio, oggi riservato esclusivamente agli anziani dei circhi equestri e dello spettacolo popolare. Ma ancora oggi, dove vivono Servi e Serve della Chiesa, viene dato  uno spazio anche temporale specifico alla celebrazione e all’ adorazione  eucaristica.

Ci piace riportare qui, al riguardo, un testo di Papa Francesco in sintonia con quanto scriveva don Dino nel dicembre del 1956 :” Ah! Io li sogno così i Servi della Chiesa: semplici, nascosti, sobri, silenziosi, ripieni dello Spirito di Dio, servi che non sanno più amare nulla che non sia Dio, che non sanno più dire nulla che non sia Dio, che non sanno volere nulla che non sia la volontà di Dio”… Ovviamente tali parole nel pensiero del Fondatore di un Istituto Secolare, rimandavano ad un Dio “incarnato” nel mondo (saeculum), presente nella storia, un Dio da riconoscere, da cercare, da amare e servire nelle persone più fragili e nelle realtà più fangose… Ed ecco le parole di Papa Francesco :” Vorrei che ci ponessimo tutti una domanda: tu, io, adoriamo il Signore? Andiamo da Dio solo per chiedere, per ringraziare, o andiamo da Lui anche per adorarlo? Che cosa vuol dire allora adorare Dio? Significa imparare a stare con Lui, a fermarci per dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte…Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere. Adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita. Adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia. E questo ha una conseguenza nella nostra vita: spogliarci di tanti idoli piccoli o grandi, nei quali ci rifugiamo, nei quali cerchiamo e molte volte riponiamo la nostra sicurezza” (14 aprile 2013).

Ricordavo all’inizio che don Dino è stato sepolto il 4 ottobre, festa di san Francesco, verso cui il nostro aveva una profonda devozione. Ecco una preghiera straordinaria del Santo di Assisi, una vera perla di spiritualità mistica e anche di  poesia, particolarmente amata da don Dino :” Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei mansuetudine. Tu sei sicurezza. Tu sei quiete. Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu sei protettore. Tu sei custode e difensore nostro. Tu sei speranza nostra. Tu sei fede nostra. Tu sei carità nostra. Tu sei completa dolcezza nostra. Tu sei nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore”. (Dalle “Lodi di Dio Altissimo”).

Per concludere, alcune frasi di don Dino a chiare tinte francescane:” Soltanto un vivido spirito di fede ci fa vedere soprannaturalmente meravigliosa e felice la nostra vita, perché ci apre i segreti dell’amorosa conformità a Cristo obbediente, povero, sacrificato e donato per sempre alla sua Chiesa. Sì, vi è una vera sapienza che Dio riserva alle anime semplici che vivono di fede e di preghiera, nel costante amoroso compimento dei loro doveri. E’ la sapienza dell’umile vecchietta, del frate “cercone”, del semplice operaio cristiano che dobbiamo conquistare e che è frutto dei doni dello Spirito Santo, riservati alle anime che vivono di fede. Vivere momento per momento, istante per istante senza nulla cercare, senza mai fare calcoli, sempre felici e sempre sereni, sempre nell’obbedienza e nel dovere! E’ vita d’incanto, che soltanto la quotidiana esperienza della vita di fede fa gustare profondamente. E’ in questo senso che “servire Deo, regnare est” ( Il Vincolo, dicembre 1956).

 

don Emanuele Benatti

 

Nota : chi desiderasse avere una immagine di don Dino con la preghiera per ottenere grazie, può rivolgersi direttamente ai Servi della Chiesa, via Asseverati 8 – 42122 RE. Tel 340.125 (parr. di San Giacomo Ap.- Masone)

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