Intervento di don Emanuele Benatti, nel Santuario della Ghiara, all’inizio delle esequie di don Giovanni Voltolini

Don Giovanni, sei venuto al mondo il giorno di S. Giovanni Bosco, 80 anni fa; sei partito per l’eternità il giorno di S. Giuseppe; sarai sepolto, oggi, giorno della beatificazione del gitano martire spagnolo Céférino, detto el Pélé. Tre santi: il primo, un santo educatore; il secondo, un santo lavoratore; il terzo, un santo viaggiatore; ognuno di loro ha lasciato in te la sua impronta.
Tutti e tre, conoscitori della vita operaia, spesso dura; tutti e tre, amici della gioventù, sempre bisognosa di amore; tutti e tre, amanti della vita di famiglia, semplice e dignitosa.
Come il terzo, Céférino, el Pélé, anche tu sei stato chiamato spesso con un appellativo: “il Dongio”, o “ny dadabe”, il grande papà…
Sei cresciuto in una famiglia numerosa e cristiana. “Ny hazo vanon-ko ho lakana, ny tany naniriany no tsara”: “se da un albero è stata tratta una piroga, quell’albero è cresciuto in una buona terra”, la tua famiglia, appunto, cui va tutta la nostra riconoscenza.
E sei cresciuto all’ombra di questo Santuario, guidato dall’amato p. Torelli, prima di conoscere don Torreggiani, il quale da piccolo, ogni giorno, a piedi, con le scarpe in spalla da Masone, veniva a scuola proprio in via Guasco, dove tu sei nato.
E spesso anche lui, molto prima di te, passava in Ghiara per una visita al Santissimo e una preghiera alla Madonna.
E qui, in Ghiara, don Dino, don Altana, tu stesso e tutto i sacerdoti “Servi della Chiesa” hanno celebrato la prima Messa.
Possiamo ben dirti che sei stato baciato dalla Grazia, sempre. E tu, a ragione, come San Paolo, puoi risponderci: “la grazia di Dio in me non è stata vana” e “per grazia di Dio sono quello che sono!”…
Che cosa sei, don Giovanni?! Ora tu lo sai, con chiarezza totale, solo tu e il Signore Gesù.
Ognuno di noi può solo raccontare parzialmente, e a fatica, quello che sei stato e resti per lui, per lei, per la tua famiglia di sangue, per la Diocesi e il Vescovo, per i Servi e le Serve della Chiesa, per tanti confratelli, per gli amici della “ghenga”, gli operai delle ceramiche, i parrocchiani di Cà de’ Caroli–Ventoso, Nosy Be, Masone e Castellazzo, di tutta l’Unità Pastorale “Madonna della Neve”, per le Case della Carità, per il Foyer e i malati di Ambositra, per gli amici e i fratelli lontani, in Sicilia, in Spagna, in Albania, in Brasile, in Cile e altrove nel mondo.
Ognuno di loro, di noi si porta dentro e custodirà con riconoscenza qualcosa della tua umanità, della tua passione per Gesù e il Vangelo, del tuo servizio alla Chiesa e all’uomo: soprattutto quello più debole e sofferente, spesso quello socialmente meno apprezzato o addirittura immeritevole, quell’uomo che per te, comunque, restava degno di attenzione, di rispetto, di misericordia.
Grazie, don Giovanni, per questa testimonianza essenziale da vero prete, vero padre nella Chiesa, vero servo della Chiesa!
Grazie anche per il tuo sereno, evangelico distacco dalle persone, dalla famiglia naturale, dai vecchi amici, dalla parrocchia, dagli interessi della vita, dagli stessi beni umanamente irrinunciabili, come la salute.
Quando desti la tua disponibilità per la missione in Madagascar, nel ’67, qualcuno di noi provò a frenarti: “ma dove vai, Dongio, con un rene solo?! E se ti succede qualcosa? Non temi per la tua vita?!”. “Gli ospedali e i cimiteri ci sono anche in Madagascar”, fu la tua risposta scherzosa, disarmante, come tante altre volte.
Grazie, Dongio, sei stato proprio come l’Ape regina: “maty namela mamy” (morendo lascia dolcezza).
Noi, intanto, riprenderemo il cammino, sulla strada del servizio, ispirati dalle parole di San Paolo che tu stesso, ancora recentemente, ci hai raccomandato: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù“.

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