Un testimone di Cristo che non si può dimenticare
Non ricordo quando è iniziata la mia conoscenza di Don Alfonso, allora a tutti noto semplicemente come Ugolini. Il motivo è uno solo: fin dai primi anni della mia vita la sua figura ha fatto parte del mio ambiente familiare.
Quello che fin dall’inizio e poi, crescendo nell’età, in maniera più consapevole, ho avvertito in lui è sempre stato anzitutto la sua totale dedizione a Dio, a Cristo e alla Chiesa, che conferiva una unità profonda a tutta la sua vita. In particolare la sua spiritualità era caratterizzata da un affetto filiale e da una fiducia illimitata nella Vergine Maria. Colpiva poi la sua grande umiltà, accompagnata però da coraggio e franchezza nel dire a tutti quella che gli appariva essere la Volontà del Signore. Il rapporto con Dio si traduceva per lui automaticamente in una disponibilità totale e in un servizio pieno ai fratelli: servizio che aveva di mira anzitutto il loro bene spirituale ma che abbracciava anche ogni loro concreta necessità di vita.
Quando, molti anni fa, Mons. Gilberto Baroni chiese a me e agli altri membri del suo Consiglio Episcopale se concordavamo sull’opportunità di ammettere Alfonso Ugolini al sacerdozio, la nostra risposta – se ben ricordo unanime – fu di perplessità, se non chiaramente negativa: ciò sia per l’età già avanzata di Ugolini sia perché ritenevamo impossibile che acquisisse la necessaria formazione teologica. Ma Mons. Baroni fu deciso, e anche rapido, nell’andare avanti per la strada che riteneva migliore.
E si rivelò felice interprete della Volontà del Signore! Don Alfonso è stato infatti un grande sacerdote, grande nella sua umiltà ma anche nella profondità del suo rapporto con Dio e nel bene che ha saputo fare a una quantità innumerevole di persone, in particolare – ma non certo unicamente – attraverso il confessionale.
La parrocchia di S. Giorgio, ma anche tutti noi sassolesi, gli dobbiamo molto e possiamo essere sicuri di avere in lui, adesso non meno di prima, un potente avvocato presso il Signore.
Camillo Card. Ruini, Presidente CEI, Vicario di S. Santità (Roma)
Dagli scritti di Don Alfonso Ugolini – Maggio 1968
Alcune sere fa sono andato in Chiesa un po’ tardi e ho visto una cosa che mi ha colpito tanto. Un’anima buona, durante la giornata, aveva acceso un lumino davanti al Crocefisso e quando sono entrato in Chiesa con tutte le luci spente c’era questo lumino che con la sua flebile, delicata, piccola fiammella, illuminava tutto il Crocifisso.
La fiammella, quando di giorno c’è la luce o le lampadine accese o il sole, non si nota nemmeno, ma la sera, quando c’è tutto spento, riesce a illuminare il Crocefisso e stando in fondo alla Chiesa si può contemplare Gesù e fare una bella meditazione pensando alle tante sofferenze, dolori, patimenti e alla morte che ha sofferto per la nostra salvezza.
Questo deve aiutarci a fare il fermo proposito di voler corrispondere all’Amore di Cristo in modo completo. Ma la conclusione che voglio trarre dall’immagine che vi ho portato è questa:
Anche noi siamo delle fiammelle, delle piccole fiammelle, delle piccole creature; siamo delle povere persone, perché davanti all’universo, davanti al Signore grande e onnipotente, siamo delle piccole cose. Ma se sapessimo vivere in Grazia, vivere d’amore, anche noi illumineremmo il Cristo e faremmo vedere Cristo alle persone che avviciniamo o che ci avvicinano.
Vogliamo essere, da questa sera, delle anime che sanno vivere in Grazia, che sanno vivere la vita che Gesù ci ha insegnato, per essere anche noi delle fiammelle che illuminano e fanno risplendere l’immagine di Cristo, in modo che chiunque si avvicina, veda in noi Cristo e questa sarà una calamita che attira le Anime al Signore, che le riporta alla Casa del Padre che hanno smarrito e abbandonata.
Vogliamo proprio essere dei portatori di Cristo e che la nostra presenza dica a tutti: Cristo Gesù.
Due “diamanti” per la “Madonnina”
Una volta gli ho chiesto: Don Alfonso ha qualche hobby? La risposta è stata immediata e senza pensarci un attimo: “La devozione alla Madonna!”.
La devozione a Maria è sempre apparsa evidente in Don Alfonso Ugolini. Non iniziava una lettera né scriveva un semplice appunto e neppure poneva il proprio nome in calce ad un libro acquistato o ricevuto in dono, senza premettere “Ave Maria!”.
Altro slogan abituale: “Oporte Maria regnare!”.
Talvolta, tra lo scherzoso ed il serio, lo provocavamo: “Basta con queste Ave Maria! Ma lo immagina un bambino che in continuazione, tutto il giorno, chiama: mamma, mamma! Ma la lasci in pace! Deve pensare anche agli altri figli… a quelli che hanno più bisogno delle sue cure materne!”.
Altre volte: “Ma vuole che la Madonna sia sempre attenta a lei? Ha i suoi devoti a Lourdes, a Fatima, a Loreto…a cui dare udienza. Non può essere sempre qui a sua disposizione. La Madonna non è Dio, non è dappertutto, non è onnipotente…!”.
Lasciava dire poi concludeva: “Io confido in Lei. Lei è potente sul Cuore del Suo Gesù!”.
Al sottoscritto ha fatto questa confidenza: “Al mattino dico: Madonnina, dicano quel che vogliono, ma io confido in voi e spero in voi”. E concludeva: “Io la penso così”. Ed all’insistenza: “Ma proprio senza ripensamenti?”. Lui categoricamente: “Senza ripensamenti”.
Al “De Maria numquam satis”, il ritornello ricorrente, nei momenti di grande fervore, aggiunge quale appendice il desiderio: “vorrei poter scrivere in cielo a caratteri cubitali: Amate la Madonna!”.
Ma proprio non ce la fa. Nulla però può impedirgli, neppure è cosa disdicevole, che la devozione alla Madonna possa esprimersi anche visivamente. Così, dopo la colonnina con l’immagine della Madonna innalzata in S.Polo, si dà da fare per innalzare altre “Maestà” o “Edicole” con l’immagine della Beata Vergine.
In tal modo la gente che passa è richiamata a rivolgere un pensierino e una preghiera alla “Mamma del Cielo”.
Pertanto sorgono, per sua iniziativa, nicchie e tempietti mariani in varie località.
Gode un mondo, per esempio, per avere ricuperato lui stesso, fra macerie, averne visto il restauro e la ricollocazione all’inizio di vicolo Paltrinieri, della Madonna della Ghiara.
Lui ci tiene e ne è orgoglioso.
Per le feste mariane invita le “anime” che gli sono particolarmente vicine, alla Messa e chiede di cantare per dare solennità. Si rammarica spesso di non avere una bella voce per fare festa alla “Mamma” con canti mariani e soprattutto: Immacolata Vergine bella. In un’altra circostanza si esprime così: “Se avessi la sapienza dei teologi…vorrei che dicessero: “Maria! Maria! Maria!”.
Non si stancava mai di ripetere: “La Madonna è potente presso il Cuore di Gesù”. Alla sua efficace intercessione attribuiva i successi del suo ministero. Lo afferma un confratello: “Ricordo che durante gli annuali Esercizi spirituali, ci radunava attorno a sé tutte le sere per la recita del Rosario e per raccontarci le meraviglie che operava la Beata Vergine Maria nella sua azione pastorale con i poveri, i malati e i disperati”.