Cambiamo mira! Investiamo nella Pace

Investire e investirci nella Pace: questo è il problema! Ed è un problema permanente, sempre urgente e concreto, per un Paese come il nostro che “ripudia la guerra” (Costituzione). Tanto più per un cristiano!… Come potrebbe un credente, discepolo di Gesù, il Maestro delle Beatitudini (“ Beati gli operatori di Pace”), depositare soldi in una banca che investe nel mercato delle armi, con tutto ciò che questo significa, oggi più che mai, in distruzione di vite umane, quasi sempre civili, in devastazione di vita a tutti i livelli, psicofisica e mentale, vegetale ed animale, culturale, storica, ambientale e con durata pressoché secolare…?

Gesù è venuto perché tutti abbiamo vita, “vita in pienezza” (Gv 10,10), rigogliosa, buona, sana, sacra.

Potremmo dire che Dio è venuto sulla terra perché ad ogni sua creatura sia riconosciuto il diritto e il gusto di vivere la propria vita, per piccola e breve che sia, in bellezza, con dignità. E tutto in una prospettiva di compimento progressivo, cosmico, eterno.

“Anche tutta la creazione geme con impazienza, in attesa…” ci ricorda san Paolo (Rom 8,19+). Se pensiamo alle catastrofi provocate negli ultimi secoli dallo strapotere umano (“antropocene”), non facciamo fatica ad ammettere con Papa Francesco che “non ne abbiamo il diritto”, perché “Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione” ( Laudato si’, numero 89). E più recentemente: “Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo malato.

Anche le ferite causate alla nostra Madre Terra ci fanno sanguinare” (Lettera al presididente della Colombia, 06.05 2020, GMAmbiente).

E quante ferite, quanto sangue, quante voragini creano nella vita umana e del pianeta le armi, le bombe, le guerre!

Il Governo italiano nel 2019 ha speso 27 miliardi di euro in armi, 72 milioni al giorno. Sempre nel 2019 ha autorizzato la vendita di armi per 5 miliardi di uuro, spesso in deroga alla Legge 185 del 1990 che proibisce di vendere armi a paesi in guerra (Arabia Saudita contro Yemen) e a quelli dove i diritti umani sono violati (Egitto… cui pochi mesi fa sono state vendute due fregate Fremm per il valore di 1,2 miliardi di euro, proprio nei giorni dell’incarcerazione di Patrick Zaki, il giovane studente universitario unito ad altre migliaia di persone, oppresse, represse o soppresse, come già Giulio Regeni).

Tutto questo giro d’affari avviene attraverso le cosiddette banche armate.

È bene ricordare che, sempre secondo la Legge 185, il Parlamento italiano è tenuto a dar conto dell’export nazionale di armi, indicando anche le operazioni bancarie delle aziende armiere

italiane e le rispettive banche.

Ora, nel 2019 ai primi due posti si confermano UNICREDIT e DEUTSCHE BANK. Al terzo BARCLAYS BANK. Al 4° e 5° posto la BANCA POPOLARE DI SONDRIO e INTESA SAN PAOLO. A seguire COMMERZ BANK, CRÉDIT AGRICOLE, BANCA NAZIONALE DEL LAVORO, BNP PARIBAS ITALIA e BANCO BPM: sono solo le prime 10 Banche armate in Italia… Quanto basta per fermarci un attimo, in un sussulto di coscienza, informarci, confrontarci, verificare e decidere cosa fare, come cittadini, come credenti, come entità religiose, culturali, sociali, educative, sportive, caritative…

Ariguardo mi sia permesso raccontare in breve un recentissimo episodio vissuto personalmente.

Ai primi di agosto una suora di una Congregazione ad espansione mondiale, presente e apprezzata anche in Madagascar, e con sede centrale (“Casa Madre”) a Roma, essendo prossima a rientrare nella grande Isola Rossa, mi ha contattato per un piccolo aiuto. Le ho fatto un bonifico a nome del For Africa, e ho scoperto che la Banca della Cassa Centrale della Congregazione è il Banco di Sondrio, quarta in graduatoria nella lista 2019 del Parlamento, riguardante le Banche Armate in Italia. Ho fatto presente la mia difficoltà a depositare in quella banca e ho stimolato la responsabilità inconsapevole della Congregazione, che da decenni con una mano, cioè con le mani e il cuore di circa mille suore sparse nel mondo, aiuta persone e popolazioni esauste, impoverite e sfruttate, (soprattutto bambini e ragazze), e con l’altra mano, proprio tramite i vari depositi in quella banca, aiuta e alimenta la macchina bellica e militare (costruzione e mercato di armi, traffici vari, bombardamenti sulle persone, sulle strutture, sulle infrastrutture, rovina dell’ambiente, avvelenamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo…).

Questo è solo un esempio! Quanti privati cittadini, Congregazioni religiose, Associazioni di volontariato anche internazionale, Chiese, Fondazioni, Università, Amministrazioni sono, anche inconsapevolmente, complici di stragi e di tragedie, di sfruttamento e oppressione. Perciò tutti hanno e abbiamo il dovere morale di sapere dove vanno i nostri

Recentemente i direttori delle tre Riviste missionarie più diffuse in Italia ( Missione oggi, Nigrizia, Mosaico di Pace) hanno lanciato insieme al vescovo Ricchiuti, presidente di Pax Christi, l’appello “Cambiamo mira.

Investiamo nella Pace”, sollecitando i cittadini, tra l’altro, a scrivere al direttore della propria banca, manifestando la volontà di non accettare che i soldi depositati vengano investiti in armi.

DOMENICA 13 settembre,

alle ore 16, in chiesa a Masone, il concittadino direttore di Nigrizia, padre Filippo Ivardi Ganapini, nipote di don Pietro (patriarca della missione diocesana, recentemente tornato al Padre), interverrà per approfondire il tema, rispondere alle domande/obiezioni, tentare di portarci ad una nuova mentalità economico-finanziaria, rispettosa della vita e lontana dalle logiche di violenza e di morte. L’incontro (si veda la locandina) è organizzato dall’Istituto dei “Servi e Serve della Chiesa” in collaborazione con l’unità pastorale/ministeriale “Beata Vergine della Neve”. La chiesa di Masone, per rispettare le norme anticontagio Covid, arriva alla capienza di circa 70 persone. Data l’importanza del tema, sarebbe auspicabile la presenza di rappresentanti della Chiesa diocesana nella varietà e ricchezza di tutte le sue componenti, laicali, diaconali, religiose e sacerdotali.

Emanuele Benatti

La sintesi dell’incontro a cura di Azio Bertozzi:

Incontro con p. Filippo Ivardi Ganapini, direttore di Nigrizia

Presso la chiesa di Masone domenica 13 settembre è stato presentato il rilancio della Campagna di pressione alle “banche armate”, iniziativa delle riviste Missione Oggi (missionari Saveriani), Nigrizia (missionari Comboniani) e Mosaico di Pace (movimento Pax Christi).

Ricordiamo il contesto: l’articolo 11 della nostra Costituzione stabilisce che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Nel 1990, in seguito ad alcuni scandali relativi alla vendita illegale di armi ed in ottemperanza a tale principio, venne promulgata la legge n.185 che introduceva norme specifiche sul controllo dell’esportazione, importazione e transito di materiali di armamento. Scopo esplicito della legge è di impedire che sistemi militari italiani (cioè armi!) possano essere venduti a Stati in guerra o che violano gravemente i diritti umani. Questa legge prevede inoltre che ogni anno i ministeri interessati preparino una relazione da presentare al Parlamento sugli scambi di armamenti da e per l’Italia, con l’indicazione di quantità e valore dei materiali esportati, dei Paesi destinatari e dei soggetti interessati. Questa legge intende infine dare trasparenza agli investimenti delle banche. Nei fatti tale trasparenza si è ridotta sempre più mentre il valore delle armi esportate verso Paesi che calpestano i diritti umani conosce un aumento vertiginoso.

Negli ultimi 4 anni i principali acquirenti di sistemi militari italiani sono stati Algeria, Egitto, Israele e Marocco nonché le monarchie assolute della penisola arabica (Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman) verso i quali i vari nostri governi hanno autorizzato l’esportazione di materiali militari per quasi 17 miliardi di euro.

Nel 2019 la relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze riporta transazioni bancarie attinenti ad esportazione di armamenti per un valore complessivo di 3,8 miliardi di euro di “importi segnalati” e di 5,6 miliardi per “importi accessori segnalati”. Risultano inoltre operazioni bancarie relative a programmi intergovernativi per oltre 1 milione di euro e per licenze globali del valore di 626 milioni di euro. Le maggiori operazioni per esportazioni di sistemi militari sono state svolte da UniCredit, Deutsche Bank, Barclays Bank, Banca Popolare di Sondrio e Intesa Sanpaolo.

La Campagna “banche armate” promuove, in sinergia con la Rete italiana per il disarmo, un’azione politica nei confronti del Governo e del Parlamento. Occorre tuttavia che anche i singoli cittadini attuino una pressione significativa nei confronti degli istituti di credito, chiedendo che non finanzino la produzione e la commercializzazione di armamenti o, perlomeno, che adottino direttive rigorose e trasparenti per auto-regolamentare la propria attività in questo settore, nell’ambito delle politiche di responsabilità sociale d’impresa.

Concluso l’intervento di p. Filippo Ivardi Ganapini, prende la parola Fabrizio Prandi, illustrando l’attività di Banca Etica, istituto di credito fondato nel 1999 a Padova e costituito in forma di società cooperativa per azioni specializzata nella finanza etica ed alternativa. Prandi informa tra l’altro che Banca Etica aprirà prossimamente uno sportello a Reggio Emilia, rendendo più agevole l’accesso ai suoi servizi.

La promozione della pace è un bene comune che non può essere delegato a governi e rappresentanze politiche ma richiede l’attiva partecipazione di ciascuno di noi. La ripresa dell’attività economica post Covid-19 non deve essere segnata da un’economia di guerra che favorisce le esportazioni di sistemi militari a scapito degli investimenti per la pace, la sostenibilità ambientale, la cooperazione tra i popoli ed i diritti delle popolazioni più bisognose.

“Il commercio delle armi ha l’effetto di complicare e allontanare la soluzione dei conflitti, tanto più perché esso si sviluppa e si attua in larga parte al di fuori della legalità” (Papa Francesco).

Ognuno di noi può contribuire in modo concreto a questa campagna, destinando i propri risparmi ad investimenti eticamente corretti. Oggi più che mai dobbiamo attivarci con scelte concrete per stimolare l’economia e la finanza ad indirizzare le nostre risorse economiche per la costruzione della Pace.

Per informazioni ed approfondimenti:
– Campagna Banche armate:   www.banchearmate.org

– Banche armate – export armi 2019:
www.retedellapace.it/2020/05/banche-armate-export-armi-2019

Fabrizio Prandi – Consulente Finanziario Banchiere Ambulante Banca Etica

tel. ufficio 0522 1724246    cell. 333 2796893

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