Un giardino, un’aiuola, un albero della Memoria in parrocchia, a scuola, nel quartiere…

Nel suo recente messaggio natalizio Papa Francesco ha invitato a fare presepi e a collocarli un po’ ovunque all’esterno, non solo in casa o in chiesa. Ci permettiamo di riprendere l’idea, collegandola alla piantumazione di qualche albero con eventuali cespugli di contorno, per fare un piccolo “giardino della memoria”, a ricordo di persone che sono state luce e forza in situazioni tenebrose, a livello locale, nazionale o mondiale. Generalmente le Amministrazioni civili dedicano vie, piazze, parchi, monumenti, targhe a testimoni illustri ed esemplari.

Un giardino, un’aiuola, o anche solo la piantumazione di un albero, realtà di per sé già riscontrabile in vari luoghi, ha la caratteristica specifica, importante, legata all’ambiente di vita, all’aria che respiriamo, all’interdipendenza tra noi umani e gli altri esseri viventi, tutti considerati soggetti e non semplici oggetti, quasi fossero “natura morta” insensibile ed estranea. Tutta la realtà esistente, anche inconsapevolmente , è portatrice di un messaggio che ci rimanda al Creatore di tutti e di tutto: se, per esempio, trattiamo gli alberi come soggetti, dialoghiamo con loro, li ascoltiamo, li amiamo e rispettiamo, (anche senza la pretesa o l’illusione di essere dei nuovi san Francesco…ognuno è unico!), saremo loro riconoscenti per i molteplici servizi, la varietà, la bellezza, i profumi, la sintesi clorofilliana,  i colori, i frutti, le protezioni, le sostanze medicinali, le “lezioni” di vita e di morte, compresa l’arte di ritirarci, nella consapevolezza serena della nostra  comune fragilità e finitudine.

Da loro possiamo veramente imparare a crescere in modo più naturale, armonico, conviviale, non violento, né sregolato e anarchico. E prenderemo coscienza, noi umani, come fa il salmista (Salmo 8) di essere “viventi sinfonici, gli unici consapevoli, capaci di riconoscere il Creatore dell’orchestra cosmica” (M. Barros). E la natura non sarà gelosa! Piantumare un albero, curare un piccolo giardino, (in ebraico “paradiso”) è davvero un azione sacra, educativa e salutare. Scrive Thiago De Mello: “non è necessario creare un nuovo cammino, dobbiamo imparare soltanto un nuovo modo di camminare”, incominciando a trattare tutti i viventi come soggetti  con cui interagire, non come oggetti, come invece ci porta a fare la società intossicata di cultura economica, egemonica e tecnocratica.

Se poi, come da qualche parte già si fa, cerchiamo di legare la realtà di un giardino o di un albero a quella di una o più persone, testimoni di vita donata e salvata, portatori di luce e di umanità in un periodo oscuro della storia, allora crescerà in noi e faremo crescere nel mondo lo stupore per la bellezza, l’incanto per l’armonia, la gratitudine per il bene che insieme, alberi e persone, ci testimoniano.

A Castellazzo, per esempio, nell’ Unità Pastorale Beata Vergine della Neve, 4 alberi piantumati nel 2019 insieme a diversi fiori, erbe aromatiche e cespugli di ginestre, a ricordo di quattro Giusti dei quali due ancora viventi e sofferenti (il dr Bartòlo  di Lampedusa e l’avvocatessa iraniana in carcere per la difesa dei diritti umani Nasrin Sotoudeh , oltre al compianto vescovo Tonino Bello e a don Gigi Guglielmi), hanno costituito “il giardino dei Giusti”, punto di riferimento e di pedagogia aggregativa per persone, bambini, giovani e adulti di tutta l’Unità Pastorale.

A Dio  piacendo, prossimamente un altro albero verrà collocato: sarà in memoria di Ferdinando Bertocchi di Sabbione, per anni amatissimo insegnante di religione al Chierici e musicista, guida ispirata  e carismatica del Coro dell’Unità pastorale. Nonostante il tumore, che nel giro di qualche anno lo ha “sciolto” dal legame fisico con familiari, amici, colleghi e tanti giovani studenti, il suo vigore sorridente,  la sua passione esemplare e contagiosa, lo hanno fatto sentire a tutti come un albero di vita, profumato di fiori, carico di frutti, testimone di santità laica, genuina.

Forse tante altre comunità parrocchiali al loro interno hanno tesori di grazia incarnata di cui fare memoria riconoscente. E la memoria, come scrive Papa Francesco, “svolge un servizio imprescindibile: fa evitare il ripetersi degli errori e allarga l’orizzonte della speranza”(Messaggio Giornata Mondiale della Pace, 2020).

E a proposito di memoria, perché non pensare, magari partendo proprio da certi pur piccoli spazi parrocchiali, alla messa a dimora di un albero  a ricordo della Laudato sì di Papa Francesco, a cinque anni dalla sua pubblicazione (firmata il 24 maggio 2015, e presentata al mondo il 17 giugno dello stesso anno, giorno d’inizio del Ramadan, per sottolineare l’universalità della stessa).

In novembre (non più a fine marzo, come previsto inizialmente), ad Assisi, l’Economy of Francesco, potrà dare un nuovo impulso  alle urgenze e alle richieste dell’Enciclica.

Saremo uniti ai giovani economisti, imprenditori, industriali convocati nella terra di san Francesco , terra benedetta e carismatica  per donne e uomini di culture, religioni e visioni del mondo diverse.  Ma pensare anche ad un albero vivo, cui possono far da corona alcuni cespugli colorati e profumati, ci aiuta a dare continuità  dinamica all’impegno e a  coinvolgere altre persone sensibili all’ecologia integrale della Laudato sì.

Un segno, un indizio, uno stimolo: importante per fare memoria, utile per indicare la via.

Don Emanuele Benatti

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