Ci sono segni di fraternità che sostengono il voto di povertà e che aprono la strada ai giovani al servizio

Dall’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco

  1. Una sfida importante è mostrare che la soluzione non consisterà mai nel fuggire da una relazione personale e impegnata con Dio, che al tempo stesso ci impegni con gli altri. Questo è ciò che accade oggi quando i credenti fanno in modo di nascondersi e togliersi dalla vista degli altri, e quando sottilmente scappano da un luogo all’altro o da un compito all’altro, senza creare vincoli profondi e stabili: «Imaginatio locorum et mutatio multos fefellit».68 È un falso rimedio che fa ammalare il cuore e a volte il corpo. È necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità.69

  1. Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un «piccolo gregge» (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova.70.

 

Non lasciamoci rubare la comunità”.

Questa è la parola di papa Francesco alla quale aggiungiamo quanto ci dicono le nostre Costituzioni agli articoli 42,43,44 sulla “Vita comune” e lo Statuto e Regolamento di vita delle sorelle, agli articoli 27,28,29,30, 31 sulla “Vita fraterna”;

Pure ogni Documento delle Assemblee Generali, riserva tutto un capitolo sulla “Vita di famiglia”, e vogliamo ricordar

ma si queste piaghe che non rimarginano e poi non solo stanno curando male non riesco a capire cosa c’è nel tempo oggi ma no no non sono il caso di motti fuori non riesco a mettere le scarpe e in particolare sul “Servizio dei malati e degli anziani” l’ultimo Documento del 2017 “…si avvicinò e camminava con loro (Lc 24,15)”.

Nella preghiera della famiglia che dovremmo recitare più volte al giorno, invochiamo il Signore Gesù, Lui povero, vergine, obbediente ad “ insegnarci a lavarci i piedi gli altri”, lo Spirito Santo, Lui che edifica la Chiesa e l’arricchisce con la varietà dei suoi doni a concederci  di “ armonizzare i carismi di ciascuno nell’unità della famiglia, e di essere un cuore solo ed un’anima sola, perché il mondo creda e pure preghiamo Maria, Lei serva del Signore e Madre della Chiesa, a vivere la comunione profonda tra noi e nella santa Chiesa”.

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Noi Servi della Chiesa viviamo in piena comunione, un cuor solo e un’anima sola, condividiamo i doni dello Spirito Santo, ci sentiamo vera autentica famiglia?

In tante zone del nostro Istituto ci sono dei fratelli e sorelle che per qualche motivo vivono insieme o collaborano da vicino; per esempio a Masone, a Scandicci, alla Ferme, a Coccaglio, ad Antofagasta.., in alcune parrocchie del Madagascar come ad Ambustra  e in Italia come a Pratofontana, Novellara alcuni Servi, oltre vivere insieme, condividono l’abitazione con dei poveri… .

Tutti queste situazioni ci ricordano una cosa: Che siamo famiglia e che tutti siamo chiamati ad esserlo con i poveri… in maniera diversa e in diversi servizi…ma lo stile è questo.

Desidero ricordare il 27 Settembre scorso, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Vincenzo de’ Paoli, l’apostolo dei poveri, al quale don Dino era molto devoto e del quale ricorre in questo stesso giorno la sua nascita al cielo: a Masone li abbiamo ricordati ambedue nella Eucarestia chiedendo loro il dono di generosa condivisione di vita con i poveri.

Lo stesso San Vincenzo de’ Paoli ce ne suggerisce il modo nelle sue “Lettere e conferenze spirituali”:

“…Il figlio di Dio ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri… appariva un folle davanti ai Gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si qualifica l’evangelizzatore dei poveri: “Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio” Lc 4,18.

Dobbiamo entrare, scrive S. Voncenzo de’Paoli, in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli. Il servizio dei poveri d’essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell’ora dell’orazione avete da portare una medicina, un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente…

Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. Se lasciate l’orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa.”

In questo tempo in cui il Papa chiama tutta la Chiesa a togliere ciò che impedisce il dialogo e il confronto con i giovani, mi sembra che il dialogo verso i giovani in una situazione di servizio e di gioia con chi vive delle difficoltà sia una parola vera che apre alla fiducia e alla speranza.

Essere comunità con chi il Signore ci mette vicino, essere al servizio dei poveri e dove è possibile abitare con loro, ci spinge a vivere la povertà.

Ci sono anche tanti Servi e Serve che il Signore manda a servire in luoghi isolati, in luoghi anche difficili. Penso sia importante che tutti si sentano in famiglia. Nessuno deve sentirsi isolato… Questo è un dovere per tutti noi, specialmente con chi è in difficoltà…. Ci sono infatti fratelli che passano lunghi periodi senza poter condividere neppure un momento prolungato di fraternità, alcuni anche anni….

Abbiamo visto che il Papa ci ha chiesto di pregare il Rosario e di invocare l’aiuto di S. Michele Arcangelo sulla Chiesa e sui Consacrati…

Oggi in questo tempo di prova che la Chiesa vive e che viviamo tutti, aiutiamoci con la vicinanza fraterna e con la preghiera. Non lasciamo che il lupo entri in mezzo a noi.

La povertà e i poveri come la Parola di Dio e la Santa Eucarestia sono un dono forte per il cammino personale e comunitario, ma penso che anche i giovani lo siano perché sono coloro che analizzandoci possono aiutarci a rimanere in uno stato di conversione permanente di gioia e di servizio nel Signore.

don Stefano

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