Buona Pasqua!

Chagall- 1951
In questo dipinto la morte impregna l’aria. Solo il Cristo si sottrae miracolosamente alla sua morsa ed emerge, sconfinando dai margini della tela fino ad abbracciare l’osservatore: quanto qui accade lo coinvolge, lo interessa da vicino. L’amore è la luce del mondo, l’amore impedisce il trionfo del male. Cristo è l’amore incarnato che ha vinto il peccato, gettando così un “ponte” di comunione fra Dio e l’uomo; è il sommo ed eterno “ponte-fice” (pontem facere). La barca della vita, di ogni vita umana, grazie a lui conosce l’approdo della salvezza e della pace.

Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 

Il Vangelo di Lazzaro ci dona di disporci alla Pasqua ma, soprattutto, di condurci alla Pasqua a patto che da parte nostra ci sia la scelta di lasciarci condurre.
Nel brano del Vangelo dell’ultima domenica di Quaresima, ricchissimo, ci sono tre azioni ricondotte a Gesù.
Innanzitutto Gesù FREME. Di fronte alla morte di Lazzaro Gesù attesta la presenza tragica della morte. Come all’inizio del Vangelo Gesù non usa mezzi termini: la morte è presente alla sua vita, alla nostra e a quella di tutti. La morte fa schifo. Questo potrebbe essere il fremere di Gesù. Così anche noi di fronte alla morte ci adeguiamo ad essa, soprattutto quando il rendercene conto non ci fare neanche un passo verso un possibile ascolto di Gesù. Paradossalmente siamo più inclini a scendere a patti con la morte che aprirci alla vita che è Gesù.
Gesù non ci sta a darla vinta alla morte.

L’altro verbo è turbarsi. È il modo in cui Gesù si rende conto che la morte lo priva e ci priva di legami di affetto, di amicizia, di amore. Se ci teniamo a viverli – questi legami – non rimane che prendere in considerazione che la strada per vincere la morte è quella di assumerla per amore di coloro che amiamo: è ciò a cui Gesù, si trova di fronte, e che sceglie!

Infine, Gesù versa lacrime.
Non sono solo le sue, ma sono quelle di Dio alla ricerca di coloro che rischia di perdere. La lacrime non sono proprie di chi è debole ma di chi ama.
Eccoci, quindi, finalmente all’augurio di Pasqua. Che lo sia pienamente, come chi “freme” in virtù del fatto che fremiamo per il disgusto di tutto ciò che è morte. Perché nella nostra vita e nella vita delle nostre famiglie sappiamo indignarci della morte e di tutte le forme del suo manifestarsi, legate alla nostra mancanza di carità.
Ancora, l’augurio nasca dal turbarci. Dall’essere consapevoli, cioè, che la morte di chi ci è caro coinvolge anche noi e che per noi la morte può chiamarsi: “DARE LA VITA”.
Infine, il “versare lacrime”. È proprio di chi ama, di chi si scioglie in esse. Di chi si lascia sciogliere in virtù del fatto che la vita e il vivere, ormai, nella Resurrezione di Gesù, vengono a coincidere con il dono di sé, perché Lui, Gesù, è il dono del Padre che sempre gli dà ascolto.
Buona Pasqua a tutti.
Don Daniele

Questa voce è stata pubblicata in Info. Contrassegna il permalink.