“In quel tempo Gesù disse: Non avete mai letto nelle scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata, essa è divenuta pietra angolare: ciò è fatto dal Signore, ed è meraviglioso agli occhi nostri??”
Carissimi fratelli e sorelle,
in prossimità della S. Pasqua, vi scrivo questa lettera con la gioia per le meraviglie che fa il Signore, anche e soprattutto in questo particolare periodo dell’anno liturgico.
Nelle celebrazioni pasquali assistiamo alla realizzazione del progetto di Dio che rinnova ogni cosa per mezzo di Gesù. Davanti a questa meraviglia non possiamo che non ripartire con uno sguardo nuovo, riconoscenti del servizio che ogni giorno ci chiede.
Il testo di Matteo parla proprio di meraviglia: una sensazione tanto bella quanto inaspettata che lascia chi la prova ad occhi aperti e ricolmi di gioia. Meravigliarsi significa non essere in grado di trattenersi davanti a ciò che si sta assistendo.
Matteo ci mostra la meraviglia di una pietra scartata che addirittura è diventata la pietra che regge l’intera casa: la testata d’angolo, ossia Gesù nel mistero pasquale.
La pietra scartata mi richiama alla mente due distinti episodi del Vangelo: il primo fa riferimento alla chiamata di Simone quale guida della Chiesa (Mt 16, 17-19), mentre il secondo riguarda la parabola degli invitati a nozze (Mt 22, 1-14). Due brani importanti per capire l’opera meravigliosa che compie Gesù davanti a noi, che Dio compie per noi. Un’opera grandiosa, una splendida casa destinata a durare per sempre.
Nel primo episodio ricordato, Gesù chiede a Pietro di essere parte viva del suo progetto, gli chiede di entrarci con tutto se stesso, di essere tra gli attori principali. Questo è quello che Dio chiede alla Chiesa: di essere protagonista in modo specifico e attivo alla realizzazione del suo progetto.
La parabola, invece, ci rivela che questa nuova casa ospiterà persone particolari, perché si possano celebrare degne nozze. Chi sono questi invitati che addirittura vengono spinti ad entrare, che sono cercati fino all’ultimo minuto, fino a pochi secondi prima dell’inizio della festa?
Questi non sono altro che i poveri, i malati e i peccatori, coloro che sperimentano quotidianamente nella loro vita l’esclusione dalla società e anche dalla Chiesa.
Papa Francesco ci ricorda e ci spinge alla ricerca degli scartati, i quali hanno un forte legame con il Cristo pasquale e con l’opera meravigliosa di Dio: Dio ha infatti scelto la pietra scartata, Dio ha scelto loro.
Fratelli e sorelle partecipiamo in questa Pasqua ai riti santi. Viviamo e condividiamo la nostra gioia nel Signore con quanti vivono situazioni difficili e di emarginazione. Facciamo assaporare il banchetto che la Chiesa offre al mondo, nella meraviglia continua e nella piena fraternità.
Grazie Signore, perché ci hai raccolti dalle strade per farci tuoi servi.
Donaci di essere nella tua gioia e di camminare con chi Tu stai chiamando a conoscerti, specialmente i tuoi figli piccoli e abbandonati.
Un saluto particolare a tutti i servi e le serve ammalati e in difficoltà fisiche o familiari. A tutti coloro che stanno facendo fatica a vivere da vicino la vita dell’Istituto.
Il mio ricordo va a tutti.
Buona Pasqua!
Don Stefano
Dall’ Evangelii gaudium.
Cosi come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “ no ad un economia dell’esclusione e della iniquità. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di 2 punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre per la fame. Questa è iniquità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte. Come conseguenza, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate, senza prospettive, senza via d’uscita. Si considera l’essere umano come un bene di consumo, abbiamo dato il via alla cultura dello “scarto”, che addirittura viene promossa. Viene colpita così l’appartenenza alla società in cui si vive, in cui però si sta fuori. Gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi. La teoria del della ricaduta favorevole degli svantaggiati nella società non è mai stata dimostrata, nel frattempo gli esclusi aspettano, e noi diveniamo incapaci di provare compassione dinnanzi al dolore o alla situazione dell’altro, mentre veniamo anestetizzati dalla cultura del benessere e ci irritiamo di fronte alle novità che non possiamo far nostre nel mondo del mercato, mentre le tragedie degli altri ci turbano ma concretamente non fanno ci muovere.