Sabato 10 dicembre ci siamo riuniti a Pratofontana per riflettere
insieme sul cammino che la nostra chiesa ha inteso percorrere con
due popoli presenti tra noi, in Italia, da almeno sei secoli: il popolo
dei Sinti prima e il popolo dei Rom poi.
Per altro la nostra diocesi (come in altri ambiti) ha precorso i tempi
e, per il ministero di don Dino Torreggiani, ha sempre mostrato
grande attenzione a questo popolo. “Siamo cristiani anche noi” sono
le parole che don Dino si è sentito rivolgere da una signora Sinta
dalla sua “campina” (che è una roulotte e non un terreno!).
La presenza dei Sinti tra noi pone inoltre a entrambi i popoli, in un
ambito che è di fede, alcune considerazioni. Innanzitutto, quanto
viviamo nel mistero dell’Incarnazione che celebreremo a Natale. Il
Verbo ha assunto una carne, la nostra. Non ha parlato a nostro
nome, è stato la Parola parlando e dicendola con le nostre parole.
Non ha preteso da noi che vivessimo il suo tempo: ha portato a
compimento il nostro tempo. Non ha occupato il nostro spazio: lo
ha abitato con la sua povertà. Sono solo alcuni dei solchi nei quali
lasciarci seminare
cercando di evitare approcci ideologici che, se
da un lato mostrano una chiusa preoccupante, dall’altra, non di
meno, fanno di questo popolo un oggetto da integrare.
La forza o la debolezza di una Parola che si fa carne ci parla della
necessità di un cammino che non è solo di incontro, di ascolto, di
accettazione ma anche di riconciliazione e di perdono. Il contrario
dell’Incarnazione non è la non incarnazione, ma la chiusura, il rifiuto
di ciò che è diverso da noi e quindi il peccato come rifiuto di vivere,
in comunione, un’alleanza.
Sono tutti ambiti che in filigrana, possiamo ricondurre, anche a
livello ecclesiale, come difficoltà nel nostro incontro con i Sinti e
con i Rom. La riflessione è aperta, sostenendoci e incoraggiandoci
vicendevolmente nella preghiera. Nel Signore.
Don Daniele Simonazzi